Sarebbe meglio tornare all’abaco?

Questo spassoso articolo ironizza sul ruolo delle nuove apps sulle nostre relazioni, ipotizzando che possano annientarle inesorabilmente.

 

Ma oltre ad inficiare le nostre relazioni (sessuali o non), le apps hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, hanno fatto di noi dei moderni Sherlock Holmes dove il fedele Watson è diventato lo smartphone. Si é recuperato l’uso della scrittura con le mail e tanti lodavano questo ritorno alla parola scritta, più densa nel trasmettere e comunicare emozioni; emozioni che la voce attraverso il filo (quando c’era) del telefono sminuiva. La mail riaffidava al tempo la comunicazione. Uno doveva arrivare a casa, accendere il computer (se si ricordava) leggere e rispondere, magari anche il giorno dopo. Quel tempo che la comunicazione telefonica annulla… pronto? ciao…. immediato… inesorabilmente immediato.
Poi sono arrivati gli SMS e la scrittura si è coartata in un linguaggio che a volte ha dell’incomprensibile. Il tempo si è contratto di nuovo. Ma gli si permette ancora di esistere.
Ma si poteva migliorare per far sì che la gente si affezionasse (leggete: legasse indissolubilmente) ai nuovi mezzi di comunicazione.
Il primo passo inevitabile, le promozioni, per poi arrivare a rendere i servizi gratuiti… o almeno così li percepiamo nella dicitura di “solo tot al mese… tempo illimitato” dove il termine illimitato copre ai nostri occhi la cifra che lo precede. Infatti, quando un SMS ti costa 15 cent a volta, il dito esita sul tasto invio, gli occhi rileggono (avrò messo tutto? non è che poi devo aggiungere…), il dito esita di nuovo e poi ad occhi chiusi nel compiere un gesto senza ritorno il dito pigia sul tasto… ops pardon… clicca. E il messaggio è affidato all’etere…
Quindi il primo passo è stato eliminare l’esitazione, se il messaggio è gratis (nel senso di cui sopra) lo mando senza pensarci troppo tanto ne ho infiniti per replicare, correggermi, rettificare, sconfermarmi e quanto di più ardito la nostra fantasia può creare. L’eliminazione del dito esitante ha tolto quell’ultimo gap tra pensiero azione che ancora avevamo… e da lì in poi la messaggiorrea diventa un pericolo concreto. A cui tutti siamo sottoposti, in cui tutti corriamo il rischio di incappare.
Ma dopo questo primo passo le menti perverse degli sviluppatori delle apps ne hanno pensata un’altra, pericolosa per gli altri e per noi stessi… il controllo dell’altro. E nel farlo, colmiamo quel tempo che separa la domanda dalla risposta, un messaggio dall’altro, annientando l’attesa e colmandola di putridume ansioso.
Ora possiamo sapere, se il destinatario ha letto il messaggio, quando lo ha letto, dove lo ha letto. E sono questi indizi a scatenare lo Sherlock Holmes che è in tutti noi.
Ma quasi subito l’ansia investigativa (che è, se vogliamo, ancora sana) di Sherlock Holmes lascia spazio all’Hannibal Lecter che vive in un angolo remoto della nostra mente. Un cannibale che (metaforicamente) strappa brandelli di informazioni sull’altro, agevolato dai generosi sviluppatori di apps. E mentre divora, la bocca grondante informazioni, gli occhi vitrei fissi sullo schermo, i pensieri più contorti affiorano alla mente… pensieri che battono i thriller più intricati, che sfiderebbero e manderebbero in corto circuito le celluline grigie di Poirot e porterebbero Miss Marple a chiudersi nel suo cottage a St. Mary Mead, rinunciando a scrutare inorridita l’animo umano che tanto l’affascinava.
E da quel circolo vizioso non ne esci più… perché avere il controllo sull’altro può farci diventare tanti grandi fratelli orwelliani e dare un potere a cui non rinunciamo facilmente…Questa ovviamente è una lettura volutamente esagerata. Non tutti cediamo a questa “tentazione investigativa” fortunatamente, e se si dice che “l’occasione fa l’uomo ladro”, non tutti di fronte a una cassa aperta ne approfittano. Quindi, per rimanere sulla metafora, è colpa della cassa aperta o di chi ci mette le mani?
Siamo proprio così inermi di fronte alle tentazioni delle potenzialità tecnologiche?

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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