Il primo, Ruby Sparks, narra le vicende di un giovane scrittore, Calvin, in crisi creativa. Diventato improvvisamente famoso anni prima con un libro diventato best sellers, vive di luce riflessa di quel successo ma ha perso completamente la vena creativa.
Un giorno sogna una bella ragazza dai capelli rossi, Ruby, e al risveglio decide di cominciare a scrivere la sua storia.
La storia però ha un risvolto inatteso in quanto una mattina la ragazza si materializza nella sua cucina. Per verificare la sua corrispondenza con la Ruby del romanzo, prova a scrivere cose su di lei che immediatamente la Ruby “reale” realizza.
Comincerà una storia d’amore idilliaca fino a che la ragazza non comincia a volersi emancipare vivendo la sua vita anche al di fuori della relazione con Calvin.
Egli mal sopportando la cosa decide di metter mano al romanzo che aveva archiviato per far si che Ruby torni ad essere dedita solo a lui… Porterà all’estremo la cosa finchè non potrà fare a meno di (… leggere in fondo se si vuole sapere il finale*)
Il secondo film è il famoso Il favoloso mondo di Amélie dove la giovane solitaria Amélie incontra per caso un ragazzo nella stazione della metropolitana e se ne invaghisce. Non pratica a relazionarsi agli altri perchè cresciuta da sola e senza la compagnia dei suoi pari, si costruisce una storia con questo ragazzo nella sua mente e mette in atto stratagemmi per incontrarlo senza mettersi in gioco in prima persona finchè alla fine dovrà decidersi di confrontarsi con la realtà.
Quello che a parer mio accomuna questi film è la solitudine relazionale dei due protagonisti, solitudine però che anela ad una relazione ma in modo fantastico.
In entrambi i casi la fantasia assume un ruolo così potente da travalicare lo stato reale delle cose. La relazione rimane ingabbiata nella mente dei protagonisti e l’oggetto amato viene slegato dal suo essere persona reale, autonoma, dotata di desideri e pensieri proprio per assoggettarsi al desiderio del protagonista.
In entrambi i casi, una reale possibilità di incontro relazionale concreta diventa possibile nel momento in cui il protagonista si libera dalle paure della relazione e, nel primo caso, libera l’altro dei propri investimenti naercisistici e dei propri desideri, nel secondo ne limita l’idealizzazione e si libera delle proprie paure.
Tutto ciò ha molto a che fare a parer mio con le relazioni virtuali che spesso si instaurano oggigiorno. Non sono nocive, negative o pericolose di per sè. Conservano in sè però il rischio di venire idealizzate ed astratte dalla realtà al punto in cui l’altro perde la propria individualità per diventare mero ricettacolo delle nostre proiezioni. A quel punto non ci relazioniamo più con un’altra persona, ma con parti di noi stessi proiettate in lei in misura decisamente amplificata rispetto a ciò che succede normalmente in una relazione vissuta.
Solo ritirando dall’altro l’eccessiva proiezione di nostri desideri, aspettative e idealizzazioni possiamo renderlo libero di esprimersi per quello che è, libero di relazionarsi con noi per quello che è.
Solo facendo questo lo incontriamo veramente.
Questi film ci dicono che questi meccanismi si possono verificare anche di fronte a persona concrete, nella realtà di tutti i giorni, perchè la nostra mente e le sue potenzialità sono un enorme fucina di realtà virtuali da noi stessi costruite. Riconoscerle permette di ridimensionarle, prenderne le distanze, e soprattutto assumersi la responsabilità delle proprie azioni anzichè addossarle ad un’altro che in realtà riflette solo noi stessi.
*Qui la fine del film Ruby Sparks
Decreterà quindi nel romanzo, scrivendolo, la libertà di Ruby e la conquista della sua piena autonomia di persona
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Sonia Bertinat
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