Cosa c’entra la rimozione dei ricordi con Facebook?
La rimozione, secondo le teorie classiche, non è un processo molto salutare. Fa sì che dei contenuti dolorosi o inaccettabili vengano cancellati dalla memoria cosciente e depositati negli archivi inconsci. Dove continuano ad agire indisturbati però e con cui non dobbiamo fare i conti fino a che non ne emerge la necessità impellente. E’ una necessità in alcuni momenti per non soccombere al dolore, ma a lungo andare presenta il conto.
Di recente è stato introdotto un nuovo elemento nel popolare social network: l’Accade Oggi; ogni tot, secondo i suoi calcoli algoritimici, nella nostra home vediamo i ricordi di anni passati. Una cosa tipo il “Correva l’anno”, programma di Rai Tre che adoro. Di default Facebook ti attiva il servizio e poi dobbiamo essere noi ad impostarlo secondo le nostre preferenze o necessità.
Peccato che mentre quei programmi ci ravvivano la memoria su eventi storici e sociali, Facebook lo fai con la nostra storia personale.
Verrebbe da chiedersi: ma chi l’ha chiesto? Se ne sentiva il bisogno?
La memoria è importante. Sia a livello individuale che collettivo. Ci permette di tirare i fili della nostra storia o della storia di tutti ai fini di mantenere una identità personale o sociale senza fratture. Ci permette, come ci insegna Primo Levi, a non reiterare i nostri errori, individuali o collettivi che siano.
Devo ammettere che, quando è successo a me, ho preso con piacere questi inattesi ricordi “sbattuti in prima pagina”. Ma non è la prima volta che sento persone lamentarsi, se non soffrire proprio per questo ricordare forzato. Al punto di non aprire Facebook ( lo so si sopravvive lo stesso certo) pur di non rischiare di vedere i ricordi gioiosi con i nostri ex partner o i famigliari che non ci sono più (animali compresi ovviamente).
Se rimosso, il ricordo, racchiude in sè tutta la potenza dell’ emozione originaria (non è raro sentirsi dire “Mi sembra come se stessi vivendo adesso) che è stata congelata nel massimo del suo picco intollerabile.
Come ho già scritto altrove, Facebook può non aiutarci nella elaborazione del lutto per una relazione, nel suo permetterci di controllare chi ci ha lasciati ad esempio. Lungi da me ovviamente imputare a Facebook le nostre difficoltà di rielaborazione. Ma sappiamo bene come la capacità di rielaborazione deve scaturire da una nostra necessità, dall’essere pronti a farlo e a reggere il peso della massa emotiva (a volte un vero e proprio tsunami) che il ricordo porta con sè quando viene riportato alla mente cosciente.
Mi capita a volte in un percorso terapeutico di intuire quale sia il nodo inconsapevole che dovrebbe essere riportato a galla ma sarebbe oltremodo controproducente se non dannoso dare alla persona che ci chiede aiuto la nostra intuizione. Perchè bisogna essersi rafforzati molto prima di reggere quello tsunami.
Lo scopo della terapia, in riferimento ai fatti luttuosi o abbandonici, è proprio quello di fortificare la persona nell’accogliere l’ondata emotiva per riuscire ad integrarla e ridimensionarla. Solo allora il ricordo potrà essere disponibile alla coscienza senza creare più (troppo) dolore. A questo punto potremmo riguardarlo e relazionarci con esso con affetto, nostalgia ma senza più provare un dolore lancinante come quando il fatto è accaduto.
E voi, cosa pensate di questa iniziativa di Facebook di “sbattere il ricordo in prima pagina”?
Sonia Bertinat
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