Il week end di inizio ha aprile ha visto a Torino un’iniziativa molto interessante: il Fashion Art & Craft presso #sansalvariodistrict. Una delle mostre, “Da donna a Donna”, era dell’artista torinese Rosalba Castelli, allestita presso il Laboratorio ViaCalimala di Margherita Bratti.
La mostra segue un iter narrativo che si declina attraverso le varie opere esposte secondo quella che per l’artista è l’evoluzione dalla donna come immagine sociale alla donna come essenza della femminilità e della sua anima (qui potete seguire le immagini e qui la narrazione nel loro iter originale).
Ho avuto il piacere di parlare a lungo con Rosalba, durante la visita, mentre mi illustrava la sua narrazione, e, ça va sans dire (come sanno bene i miei amici che si beano dei miei deliranti arzigogolamenti mentali di fronte alle mostre che visitiamo insieme), ho prodotto una visione leggermente diversa, data dall’impatto emotivo, dalla sensazione tattile e dal simbolismo che le opere mi suggerivano.
Non sono un’intenditrice d’arte, non capisco nulla di tecnica, per cui affronto le immagini artistiche come affronto le immagini che incontro nei percorsi psicoterapeutici: ascolto le sensazioni e le associazioni che mi smuovono dentro. Ho scelto di parlare di questa mostra perché molto suggestiva per quelle che sono le tematiche del mio blog: il femminile, la donna nella società, le gabbie in cui siamo a volte racchiusi.
Quindi via!
Nel mio personale iter, la narrazione parte da una separazione, quando dobbiamo lasciare una parte di noi sommersa per vivere sulla superficie in modo perfetto (la pelle liscia e quasi scultorea). Una separazione che crea sofferenza che affrontiamo coi pugni chiusi e lo sguardo verso ciò che stiamo lasciando, quasi incapaci di rassegnarci alla separazione dalla parte di noi che rimane sotto l’acqua.
Il riemergere dalle acque come nuova nascita di una parte di noi diversa dal Noi, riecheggia i miti di Afrodite, Dea della Bellezza appunto, l’apparenza declinata sia in ciò che appare, che viene mostrato, sia in ciò che è superficie,
Afrodite, la nostra parte maschera, statua, emerge dalle acque, e qui mostra tutta la fatica della separazione avvenuta. Le braccia non ci sono, forse rimaste legate a quei pugni che non volevano separarsi. Le mani che consentono un vero contatto relazionale con l’altro non ci sono e diventiamo mera esistenza da guardare.
Ciò che è divino (non il divino interiore, il fuoco sacro, ma il divino inarrivabile, intoccabbile, che non può che essere perfetto) si realizza solo tramite una spessa colata di oro (“senza carati”, dice l’autrice) che ci ricopre per nascondere ogni minimo residuo di quel tutto cui abbiamo dovuto rinunciare.
A quale prezzo? Cosa paghiamo per questa facciata perfetta, adeguata, rispettosa delle aspettative degli altri? La maschera che ci nasconde diventa un qualcosa di non asportabile?
Il prezzo non può essere che una chiusura in un angolo buio di ciò che di noi rimane e una scarnificazione interiore che crea piaghe nell’anima.
Una figura scarna, sofferente, lacerata da mani che, forse troppo avventatamente, hanno voluto svelarla. Ma anche una liberazione, perchè solo se scoperte le ferite possono essere curate e possono rimarginarsi. La liberazione data dall’esplosione dei capelli, simbologia del pensiero autonomo, che finalmente liberi dalle costrizioni della maschera prendono il loro spazio.
L’unione tra il ventre generatore e le viscere, regno dell’emozione, delle passioni più istintuali e il pensiero, la parola, la possibilità di narrarsi in un tutt’uno che ci permetta di ritrovare un Noi. Riunirci dopo la dolorosa separazione.
Un incontro caldo, avvolgente che vorrebbe inglobare ciò da cui troppo a lungo siamo state lontane. Un incontro che ci fa ritrovare la Natura, un’acqua non più dilagante ma ruscello dissetante che lascia spazio alla terra generatrice. Perché solo uniti possono generare quell’uno che ci completa.
Per riscoprire il nostro scorrere interiore come sistema Animovascolare, possibilmente non più costretto da gabbie.
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Un ringrazamento a Rosalba Castelli per avermi permesso l’uso delle immagini delle sue opere.
Sonia Bertinat
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Comments 2
che belle queste opere!
accompagnano ed integrano benissimo le tue parole.
Una delle cose che piu mi fanno male sono le assenze ingiustificate o non spiegate…
e le maschere a volte fanno un gran male… prima o poi devono cadere per forza…
ciao!
Author
Spesso delle assenze sappiamo il perché anche se non vogliamo ammetterlo coscientemente e le diciamo ‘ingiustificate’. A volte lo sono per davvero e a quel punto sta a noi reagire all’assenza non spaccando la testa contro il vuoto per avere una spiegazione che non potremmo avere mai. Voltarci e cambiare strada.
E per le maschere, se non cadono, finiscono per consumare il nostro essere dietro. Un po’ come la maschera di Dart Veder che intacca la personalità di Anakin.
Grazie mille per l’apprezzamento anche a nome di Rosalba 🙂