noia

La noia: spinta creativa o inedia mortifera?

La noia ha creato più giocatori dell’avarizia, più ubriachi della sete, e forse più suicidi della disperazione.”
(Charles Caleb Colton)

Cercando la frase che ho citato nell’incipit, ne ho trovate molte sulla noia: la maggior parte la declinavano in una accezione negativa, deriva dell’accidia, un vuoto in cui manca qualcosa (di esterno o di interno all’annoiato).

Sono incappata mesi fa nello stesso concetto di noia portato da alcuni ragazzi di un liceo in cui, con altri colleghi, intervenivo sul tema delle dipendenze digitali. La noia sembrava essere contenuta o spazzata dalla disponibilità continua di un’attività digitale che possa attirare la nostra attenzione,

La noia negativa è un stato che difficilmente riesco a far mio, non avendola mai provata. O forse per aver avuto sempre tante cose con cui riempirla?

Però tutti gli psicologi infantili ci dicono quanto l’annoiarsi sia importante per i bambini. Stimola la loro parte immaginativa, imparano a creare nell’assenza, a fantasticare. [Tweet “I bambini devono annoiarsi per arricchirsi interiormente.”]

Già nel 1993 lo psicoanalista Adam Phillips nel suo libro ‘Sul bacio, il solletico e la noia’ scriveva che la “capacità di annoiarsi permette al bambino di crescere” perché la noia dà la possibilità di contemplare la vita, di analizzarla piuttosto che corrervi attraverso senza soffermarsi a pensare a ciò che succede. Secondo lo psicologo quindi i bambini devono prendersi il proprio tempo per capire ciò che più piace e ciò che più interessa loro, e per fare questo la noia è fondamentale. (Fonte)

Ma pur essendo noi adulti, e, teoricamente, avendo già sviluppato durante l’infanzia la nostra parte creativa, non vuol dire che non la si debba curare, coltivare, incrementare.

Per questo preferisco questa citazione

Tutti i guai dell’uomo derivano dal non saper stare fermo in una stanza.
(Blaise Pascal)

Una Psichiatra Junghiana con cui lavoravo in una comunità psichiatrica mi diceva sempre che era importante oziare un po’, soprattutto dopo un lavoro così carico emotivamente.

“Ti siedi, ti alzi, giri per casa, cominci una cosa, passi a un’altra, senza sentirti in colpa” mi disse.

E benché siano passati ormai anni ricordo sempre le sue parole.

Siamo iperimpegnati, freneticamente in movimento da un impegno ad a un altro in quelle che ho chiamato maratone quotidiane. E quando ci fermiamo sentiamo il vuoto. Anche noi adulti abbiamo bisogno “di contemplare la vita, di analizzarla piuttosto che corrervi attraverso senza soffermarsi a pensare a ciò che succede”.

Un vuoto che ci spaventa, come visto in una ricerca di cui ho raccontato qui, perché non sappiamo più stare soli con noi stessi, “fermi in una stanza” o ad osservare le forme delle nuvole e attingere dalla nostra interiorità.

Tutto è proiettato altrove e il Fare è diventato l’imperativo del Ben-Essere.

Perché una cosa è il vuoto patologico, la noia che soggiace su una mancanza essenziale che ci fa sentire la nostra personalità come se fosse una palafitta su acque instabili.

Una cosa è la noia quotidiana che oggi, (grazie) alla tecnologia aggiriamo molto bene.

Forse però fermarsi anche nella noia momentanea, osservarla (come mi sento), cercarne la fonte (cosa mi manca), o la ragione (quali parti di me posso vedere all’opera? Cosa mi dicono di nuovo?), può essere un esercizio quotidiano che ci riporta verso di noi, verso la nostra ricchezza interna.

E cosa c’è di meglio dell’estate per provare ad allenarci? L’allentamento degli impegni invernali ci lascia più tempo libero, maggiori spazi. Allora, al posto di riempirli e saturarli, proviamo a galleggiare un po’ sul vuoto che la noia può creare e, come abili pescatori, provare a gettare la lenza nell’acqua noia che ci avvolge e vedere cosa tiriamo su. Senza stare fissi lì a guardare eh! Se no diventa di nuovo un impegno. Si lascia la lenza galleggiare, l’esca pronta e quando si sente tirare, al posto di portare fuori dall’acqua immergiamoci come sub per vedere meglio cosa abbiamo agganciato.

Vi lascio con una ironica citazione di una canzone di Guccini, “La Genesi“.

Per capire la nostra storia bisogna farsi ad un tempo remoto:
c’era un vecchio con la barba bianca, lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.
Voi capirete che in tale frangente quel vecchio solo lassù si annoiava,
si aggiunga a questo che, inspiegabilmente, nessuno aveva la T.V. inventata…
Beh, poco male, pensò il vecchio un giorno, a questo affare ci penserò io:
sembra impossibil, ma in roba del genere, modestia a parte, ci so far da Dio!
“Dixit”, ma poi toccò un filo scoperto, prese la scossa, ci fu un gran boato:
come T.V. non valeva un bel niente, ma l’ Universo era stato creato…

Buona noia pesca a tutt*!

 

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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Comments 3

  1. In effetti è vero. Se ci pensi è proprio nei momenti di noia che, da bambini, si riusciva ad inventare i giochi più strani per far passare il tempo.
    Gli unici momenti di noia che riesco a trascorrere sono quelli dell’insonnia. Notti infinite passate a girarsi nel letto senza riuscire a prender sonno. Sono le più prolifiche di idee…
    Come al solito un bellissimo articolo Sonia

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  2. Pingback: Parola al corpo: un progetto, quattro laboratori espressivi

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