Per il progetto “Psicologi al Lavoro” che gestisco con la dott.ssa Valentina Mossa, abbiamo pensato di raccogliere un po’ di storie di colleghi (sappiamo quanto Valentina ami le storie!) che sono riusciti a inserirsi nel mondo del lavoro e fare il lavoro per cui hanno studiato.
In questa seconda intervista abbiamo il dott. Ivan Ferrero che da anni si occupa di psicologia e web (qui un suo sito).
Buona lettura!
D: Ciao Ivan, benvenuto in questo spazio! Vuoi dirci brevemente chi sei?
R: Ciao Sonia e grazie per la meravigliosa opportunità di aiutare i nostri Colleghi che mi stai offrendo.
Per rispondere alla domanda “chi sei” dobbiamo necessariamente scindere la mia figura istituzionale dal mio percorso professionale effettivo.
Da un punto di vista istituzionale mi laureo come Psicologo del Lavoro e poi mi specializzo in Psicoterapia in Analisi Bioenergetica.
Attualmente lavoro nell’ambito educativo sia direttamente con i minori, sia con Cooperative e operatori del settore, e le famiglie, ricevo i pazienti nel mio studio come Psicoterapeuta, porto avanti progetti di educazione digitale (con un’attenzione particolare per i problemi legati alla Rete), collaboro con Start Up italiane ed estere che si occupano di tematiche quali Cyberbullismo, Internet Addiction, Online Gambling, e correlati, e questa estate ho avviato la stesura del mio secondo libro.
Nel frattempo aiuto i Colleghi a definire la loro strategia online attraverso la mia newsletter .
Tuttavia il mio percorso professionale effettivo è decisamente più articolato.
D: Come hai fatto a pianificare la tua professione?
R: Più che pianificare la mia professione ho sempre trascorso molto tempo lavorando su me stesso per ascoltare dentro di me quale fosse la Via che sentivo più mia.
Sono sempre stato una persona molto curiosa nei confronti dell’Universo e della Vita.
Da piccolo alternavo i cartoni animati a libri di informatica, filosofia, antropologia, astronomia, psicologia, le religioni, ho partecipato a gruppi più o meno esoterici, sempre nell’ottica di volere imparare il più possibile come “funzionava” il mondo che ci circonda.
Sin da adolescente poi ho compiuto esperimenti su me stesso e insieme a gruppi di persone, ho partecipato a gruppi religiosi di vario tipo, e molto altro.
Questa curiosità generica da una parte mi ha permesso di acquisire una buona conoscenza della Realtà che ci circonda e delle sue dinamiche, nonché una visione analitica dall’altra mi ha reso difficile individuare un’aspirazione e un percorso precisi.
Verso la fine dell’Università, e nei primi anni dopo la Laurea, ho tentato di dare un senso razionale a tutto ciò che avevo studiato e alle esperienze che avevo già vissuto, ma i sistemi e le tecniche che testavo non mi soddisfacevano mai pienamente: sentivo che c’era sempre qualcosa che mi mancava.
Allora capii che se volevo ridurre il rumore della mia curiosità e dare una direzione più precisa al mio percorso professionale la vera ricerca la dovevo compiere dentro me stesso.
Ho praticato arti marziali quali Shaolin Chuan e Tai Chi Chuan, meditazioni di vario tipo, ho partecipato a ritiri spirituali di gruppi religiosi e new age, ho svolto un percorso di psicoterapia durato 7 anni.
Man mano che proseguivo lungo il percorso non mi si delineava una Via, ma cresceva dentro di me una maggiore consapevolezza di me stesso che mi ha aiutato a definire quelle che sono sempre state le mie due più grandi passioni: la tecnologia e la mente umana.
Questa nuova consapevolezza mi portò quindi a compiere il processo inverso di una pianificazione: ero partito dal capire dove fossi nel presente, e poi procedetti a ritroso per trovare uno schema che desse un senso a tutti i miei movimenti esteriori ed interiori.
Per dirla alla Steve Jobs, ho unito i puntini (connecting dots).
Negli ultimi anni mi lascio ancora guidare dalla mia Anima per ciò che riguarda il percorso professionale più generale, pur rimanendo nella strada delineata.
La mia pianificazione riguarda le singole strategie da utilizzare, e come incastrare ciò che incontro lungo la Via.
Oppure per capire cosa non incastrare.
D: Quali percorsi ti hanno portato a fare quello che fai ora?
R: A me piace paragonare il mio percorso professionale al volo di una farfalla: il volo appare senza un senso agli occhi di chi guarda, mentre la farfalla sa sempre perfettamente dove sta andando.
Il mio percorso professionale è stato così: io ero colui che guardava il volo della farfalla senza capirne la direzione, fino a quando non fui in grado di unire i puntini e vederne lo schema.
Sfrondare la mia innata curiosità dal rumore dei miei molteplici interessi mi ha portato a delineare le mie due passioni principali: la Psicologia e la Tecnologia.
Imparai a programmare con il Basic all’età di nove anni leggendo riviste di programmazione e senza avere la possibilità di praticare, non avendo un computer in casa. Leggevo, provavo ad immaginarmi i programmini e li segnavo su un quaderno. Poi aspettavo di potere recarmi in casa di qualche cugino più “avanzato” per sperimentare sui loro computer.
Nello stesso tempo avevo iniziato a fare esperimenti di auto-ipnosi e a documentarmi sulla Mente umana.
Quindi non è stato un evento, e non c’è stato un giorno preciso in cui mi è scattata la molla. Come già scritto in precedenza, si è trattato uno scoprire qualcosa che portavo dentro di me sin da piccolissimo. Si è trattato di scoprire la mia vera natura.
Dopo un periodo in cui ero ossessionato dal diventare un programmatore di software, capii che il mio futuro sarebbe stata la Psicologia.
Tuttavia per molti anni la due passioni viaggiavano in parallelo: da una parte l’hobby per l’informatica (e poi per il Web), dall’altra la professione di Psicologo.
Nel corso degli anni iniziai a cercare un filo conduttore della mia Professione e un modo per unire lavoro e passione.
D: Tu hai utilizzato molto il web per la professione: vuoi raccontarci la tua esperienza?
R: Avendo seguito il Web sin dai suoi esordi ne ho attraversato tutte le fasi che hanno portato Internet allo stato attuale.
Inizialmente non si è trattato di lavoro (studiavo ancora all’Università) ma di pura sperimentazione: le prime chat testuali, le prime pagine pagine Web realizzate in HTML, le prime ricerche sul significato psicologico e antropologico di tutto questo.
Solo in un secondo momento ho iniziato ad approfondire il Web come strumento di lavoro e la promozione della mia Professione, e fu allora che scoprii il potere del blog come lo intendiamo oggi, uno strumento che in quel periodo stava prendendo sempre più piede, grazie ad un Web più veloce e fruibile, e piattaforme quali WordPress e Blogger che stavano raggiungendo la loro maturità.
L’esperienza fu così positiva che, quando terminai i miei biglietti da visita, decisi di non spendere soldi nel rinnovarli, ma mi dedicai a farmi conoscere attraverso il mio sito, che diventò il mio biglietto da visita. Tieni conto che io so costruire i siti, quindi per me c’era anche un minimo risparmio economico.
Questa decisione fu dovuta anche al mio trasferimento da Torino a Milano, città nella quale non conoscevo assolutamente nessuno.
Dopo i primi rifiuti da parte di medici ai quali mi ero proposto, decisi di utilizzare il Web per passare sopra i Colleghi che invece ancora lottavano per emergere dal rumore di tutti i volantini e locandine di cui Milano era tempestata, e che quindi non vedeva mai nessuno: decisi allora di non cercare i pazienti, ma di fare in modo che fossero loro a trovare me, e questo era possibile attraverso un blog (Facebook era appena agli inizi qui in Italia): ero in grado di volare al di sopra di tutto il rumore.
Il grande valore aggiunto del Web per noi Psicologi è che per mezzo dei nostri canali (non più solamente il nostro sito, ovviamente) diamo alle persone la possibilità di conoscerci, ossia non solamente di vedere chi siamo e dove riceviamo, ma come pensiamo e come lavoriamo (personal branding, quindi), rendendo immensamente più semplice la prima fase della nostra promozione.
Capita di frequente di ricevere una persona dopo che questa mi sta seguendo su Internet anche da molti mesi: si forma una sorta di connessione e la prima seduta in studio è semplicemente la realizzazione di qualcosa che è già stato avviato mesi prima.
Inoltre la nostra presenza online funge anche da filtro: nel Web sono le persone a trovarti secondo ciò che stanno cercando, quindi chi trova il tuo sito è già potenzialmente orientato al tipo di approccio e lavoro che proponi, rendendo poi il lavoro in studio decisamente più facile, perché gli altri semplicemente ti scarteranno e contatteranno altri Colleghi.
In questo modo hai anche maggiori garanzie di ridurre il tasso di abbandono della terapia.
Ovviamente devi assicurarti che il tuo modo di pensare e di lavorare traspaiano attraverso ciò che pubblichi.
Insomma il Web per me è un compagno di ventura, un aiutante, una sorta di assistente personale che, grazie alle sue dinamiche, mi alleggerisce di un enorme carico di lavoro.
D: Se dovessi dare un consiglio in generale a un giovane collega, cosa gli diresti?
Partite dall’obiettivo professionale e solamente dopo studiate attraverso quali canali realizzarlo: mai fare all’opposto!
Spesso i Colleghi mi contattano chiedendomi come possono fare per aumentare i visitatori al loro sito, oppure i fan della loro pagina Facebook. La mia prima risposta provocatoria è sempre: “Ok, io te lo posso anche dire, ma poi tu cosa te ne fai di tutta questa gente?”.
Imparate a distinguere l’obiettivo dal mezzo per raggiungerlo: ad esempio una pagina Facebook con un elevato numero di fan, per quanto sempre desiderabile, è solamente un mezzo, perché il fine è quello di avere gente che vi chiede un appuntamento, e allora potreste scoprire che potrebbero esserci canali più efficaci di Facebook, ad esempio i forum tematici.
Inoltre potreste scoprire che non sareste in grado di ricevere più di venti pazienti alla settimana, quindi l’obiettivo di ottenere migliaia di fan diventa secondario, e potreste scoprire che vi bastano un centinaio di followers che vivono nella nostra zona e realmente interessati a ciò che proponete.
Avere un obiettivo fissato in precedenza vi aiuta anche a non disperdervi tra le mille luci splendenti dei mille servizi Web che continuamente si accendono e si spengono.
Considerate anche che non esiste una piattaforma eterna, e se affidate tutta la vostra promozione ad una piattaforma di terze parti e questa dovesse chiudere oppure mutare in una direzione controproducente per voi, allora vivrete dei seri problemi.
Costruitevi una base, un sito tutto vostro e che nessuno potrà toccare, e poi dedicatevi a tutti gli altri canali, scelti in modo strategico secondo il vostro obiettivo che vi sarete fissati in anticipo.
Partite soft, e man mano che testate il vostro servizio aggiungete delle parti ed altri canali.
L’obiettivo vi aiuta anche a rendere il vostro marketing preciso come un laser, ricordandovi che, per la natura molto particolare dei nostri servizi, il Web per la Psicologia deve seguire una concezione di Internet e del Web Marketing differente da come la si intende al di fuori della nostra Professione, se vogliamo rimanere rispettosi della nostra Deontologia e delle persone che si rivolgono a noi.
Noi, come dicevo sopra, non facciamo promozione né convinciamo i nostri lettori a contattarci: noi ci facciamo scoprire e ci lasciamo conoscere, in modo da lasciare al visitatore la libertà di contattarci oppure rivolgersi ad un altro Collega.
Di nuovo, l’obiettivo vi aiuterà ad ottimizzare questa particolare forma di web marketing.
Ringrazio Ivan per aver accettato la mia proposta e lo ringrazio per gli spunti che ci ha lasciato per costruire la nostra professione! Sintetizzerei così il suo contributo:
[Tweet “Scopri le tue vere passioni, connettile con la psicologia e cura il tuo personal branding!”]
Se ti è piaciuta questa chiacchierata, leggi la nostra prima intervista della rubrica “Io ho fatto così” a Laura Caminiti sulla gestione delle risorse umane!
Se sei un* collega e vuoi raccontarci il tuo “#Iohofattocosì”, o vuoi informazioni sul nostro progetto Psicologia al Lavoro, scrivici alle nostre mail o lascia un commento qui sotto!
sonia.bertinat@gmail.com
valentina_mossa@virgilio.it
Sonia Bertinat
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