visibilità

La visibilità e The Young Pope

Cos’ha in comune la visibilità con la serie di Sorrentino?

Di fronte a un mercato in cui nessuno presta ascolto, la mossa migliore è quella di fare i bagagli e andarsene. [2]

Papa Pio XIII, Lenny Belardo, appena salito al soglio pontificio comincia una lenta ma incisiva rivoluzione che vuole smettere di arrivare alle persone con il presenzialismo, fino a quel punto portata avanti, ma attraverso il mistero dato dall’assenza di visibilità. Per 9 puntate su 10, Pio XIII fa sentire la sua voce, ma non fa vedere il suo volto. Parla attraverso prese di posizioni anacronistiche e impopolari che fanno allontanare i fedeli che smettono di venire a vederlo e che si allontanano dalle chiese. Riporta la messa in latino mettendo una barriera di comprensione alla comunicazione. Lo scopo dichiarato: le persone davvero motivate (credenti) rimarranno perché l’unica cosa che conta è il messaggio di fede e non gli intermediari.

Un duro attacco al marketing della visibilità come promozione.

Certo, facile per lui, – direte voi – è il Papa! Vero, ma è solo questo?

Se non sei visibile non sei nessuno, recitano invece i mantra del marketing oggi. Presenze pressanti, incisive, convincenti. Presenze che arrivino a sempre più persone attraverso sì ai contenuti che veicolano, ma soprattutto alla loro personalità.

La visibilità diventa ricercata come conferma della propria identità soprattutto nei più giovani. Se non sei visibile non esisti. Una visibilità che diventa un boomerang ad esempio nel cyberbullismo.

È importante per te la visibilità? Sì, perché se qualcuno ti può vedere ha anche l’occasione di conoscerti.

Questo dice Margherita, 12 aa, a Federico Tonioni [1].

Se non siamo visibili non siamo conoscibili e quindi non esistiamo. La nostra identità si sviluppa in una matrice relazionale. Se questa matrice è legata alla visibilità, il suo sviluppo rimane incompleto o presenta delle ferite.

Esiste infatti un comune denominatore tra i bambini che in seguito si divideranno in vittime e bulli, rappresentato dalla necessità di affrontare lo stesso problema: come sopravvivere nell’incontro con gli altri alle prime, inevitabili esperienze di vergogna, tanto temute da entrambi. (Tonioni, [1])

Non di rado arrivano in studio persone con questo tipo di ferite, che si annidano nel non essere stati visibili per i primi prestatori di cure, i genitori o chi per essi.

Il Lenny bambino è stato abbandonato all’età di 8 anni dai genitori senza una spiegazione. Non era visibile per loro, e questo ha creato l’immensa ferita che lo ha accompagnato e che lo porta al messaggio che guida il suo papato: se vuoi avvicinarti a me devi farlo anche se non sono visibile, perché l’allontanamento l’ho già sperimentato (sintesi metaforica mia ovviamente).

Un altro tema che fa il paio inverso con la visibilità, ben delineato da Sorrentino, è il concetto di attesa. La sospensione del frenetico fluire quotidiano per poter portare lo sguardo non perennemente all’esterno ma all’interno di noi stessi.

[Tweet “Perché la visibilità, il doverci essere sempre e ovunque non dà spazio all’attesa.”]

Sappiamo dai bambini che la creatività nasce nella noia, nell’attesa, non nel tempo saturato. Permette di attingere alle nostre risorse interiori per creare nuovi mondi e possibilità che ci rendono più forti e completi quando poi ci mostriamo agli altri. Se siamo perennemente visibili, questo spazio di attesa, incubatrice di curiosità e mistero, viene a mancare, e con esso la reale attenzione a ciò che attraverso ciò che di noi è visibile vogliamo comunicare e trasmettere di più intimo e personale.

Nonostante le prese di posizioni impopolari e anacronistiche, Pio XIII con l’assenza crea questo spazio incubatore della curiosità.

Una curiosità che cresce sempre più fino a far sì che le sue prime apparizioni, fino all’ultima finalmente de visu, assumano un significato che va al di là di ciò che comunica.

Qui uno spezzone in cui viene spiegato il concetto:

Riprendiamoci i nostri spazi di attesa per far sì che il nostro essere poi visibili sia un qualcosa di inedito e tutto da scoprire con curiosità e non un mero esserci come contenitore svuotato del contenuto.


[1] Federico Tonioni, “Cyberbullismo: come aiutare le vittime e i persecutori”, Mondadori, 2014

[2] Seth Godin, “La mucca viola: farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone”, Sperling&Kupfer, 2004

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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