Da qualche anno, da appassionata di digitale, mi sono interessata a come le tecnologie sono entrate nella nostra vita, come la influenzino e come ne siamo influenzati.
In particolare ero interessata al mondo dei cosiddetti “nativi digitali”. Perché se l’esperienza digitale alla portata di tutti è giovane, i giovani non hanno conosciuto l’epoca analogica.
Nei tanti adolescenti che ho incontrato, sia in studio, sia in classe, ho provato a capire come l’esperienza digitale abbia formato le loro vite e la loro capacità di relazionarsi con il mondo.
Perché è sicuro che, se per loro, a differenza nostra, non distinguono esperienza online da offline è pur vero che ciò non implica una immediata consapevolezza nel mezzo utilizzato. E forse proprio quella indifferenziazione che potrebbe essere un quid in più spesso diventa il gap che provoca un mal utilizzo del web.
Una storia che a mio avviso esemplifica bene questo è “Cos’è l’acqua” di E. F. Wallace.
Vediamo quindi alcune delle aree che più mi hanno colpito.
Identità digitale e identità personale
Il web, pur se vissuto come un continuum senza separazioni, consente una diffusione dell’identità. Io sono quello che scrive ma sono quello che appaio agli altri nella mia versione digitale. Quando l’identità è sufficientemente solida, in genere, non vi è molta differenza tra le due manifestazioni dell’identità. Ma quando, come in adolescenza, l’identità è in formazione, alla ricerca di se stessa, allora è possibile che il web assuma una valenza altra per cui esploro diverse identità o peggio vivo un me che non esiste.
Una domanda che faccio ai ragazzi è, parlando di videogame, se l’avatar che hanno costruito è simile a loro o se ha delle differenze. Spesso infatti in un avatar depositiamo quello che chiamiamo io ideale, ciò che vorremmo essere, come vorremmo essere. Il rischio però è quello di separare troppo il reale dall’ideale e non riuscire più ad unirli come spinta di miglioramento e crescita.
Un altro aspetto in cui la costruzione dell’identità viene fortemente messa a rischio è il cyberbullismo, in cui la nostra intimità viene messa a nudo e rivelata a tutti nella versione che più vorremmo nascondere.
Visibilità
Il web ci permette di essere visibili a tutti in ogni momento e di posare lo sguardo su tutti allo stesso modo. Quasi un “Posto ergo sum”, non me ne voglia Cartesio.
Si può arrivare al punto per cui l’identità digitale dia senso al nostro esistere e che se non possiamo essere visibili sentiamo di non essere visti e quindi non esistiamo.
Gli adolescenti hanno un forte bisogno del gruppo e del rispecchiamento del gruppo per formare la propria identità. La ricerca della visibilità, dei like, degli apprezzamenti, diventano quindi strumento che alimenta la loro autostima.
I rischi sono evidenti, e ne ho parlato nel paragrafo precedente. La visibilità, se non controllata da noi, ma lasciata in mano agli altri, può essere un boomerang che ci distrugge e se non riusciamo a incorporare nella personalità complessiva l’identità digitale si rischia di vivere solo sul web.
Apprendimento e web
L’uso corretto degli strumenti digitali sono un grosso aiuto per l’apprendimento e la crescita. Lo vediamo anche noi adulti. Alcuni come Ferri, sostengono che gli adolescenti usino il cervello come organo coordinatore di informazioni ed esperienze che rimangono depositate, come in un cloud, all’esterno. Devo solo memorizzare come reperirle, non memorizzarle in toto.
Questo potrebbe far sì che si perda la capacità di ragionare per la risoluzione di problemi e si infici la capacità di memorizzazione.
In questo risiede una buona caratteristica di alcuni videogame, in quanto per proseguire nel gioco devo apprendere (nel senso di tenere in me) le informazioni che incontro affinché mi permettano di risolvere i problemi che mano a mano incontro.
Le relazioni con gli altri
In questo campo è più evidente il continuum reale/digitale di cui parlavo prima.
Attraverso il web si mantengono i rapporti con gli altri anche stando a casa, si fanno i compiti insieme, si parla, ci si confida. Il web è oggi per gli adolescenti una dimensione in più della loro vita sociale. Il web aumenta la dimensione del contesto sociale e del gruppo dei pari e in esso ci si immerge per ottenere quel confronto che, se positivo, contribuisce allo sviluppo di una identità adulta equilibrata. Il web, come detto sopra, in questa sua funzione, può diventare un boomerang amplificato per le insicurezze e le difficoltà di ogni processo di crescita: i fenomeni di cyberbullismo intervengono prepotentemente attraverso questa dimensione.

Sonia Bertinat

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