Le limitazioni cui tutti, in misura minore o maggiore, siamo sottoposti in questi giorni di emergenza sanitaria per il coronavirus, hanno un tema comune: le distanze e la solitudine.
Abbiamo innanzitutto, la distanza prossimale che ci impone di mantenere una distanza con gli altri di almeno un metro. Stare vicini può essere rischioso perché può aumentare il rischio di contagio.
La distanza entra in gioco anche nella nostra percezione di sicurezza o pericolo e lo stiamo vedendo da un po’ di mesi. Finché il pericolo, il virus, era lontano, in Cina, il nostro livello di allarme era basso. Si è poi alzato quando abbiamo, ingiustificatamente, spostato l’allarme sulla popolazione cinese che vive in Italia. Quanto più sentiamo il pericolo sfiorarci, tanto più ci allertiamo e l'allerta spesso coinvolge parti del nostro cervello istintive e automatiche annullando la razionalità. Share on X
Ma purtroppo può accadere anche il contrario e non sentirci in pericolo, irrazionalmente, solo perché il contagio non è ancora massiccio nella nostra regione o non ha toccato persone che conosciamo, spesso mettendo in atto un meccanismo cognitivo che ci fa credere di non poter essere toccati dalla cosa (a me non succede, succede agli altri).
Il dover stare chiusi in casa, magari in modalità di smart working, può essere particolarmente difficile per alcuni: chi vive da solo, chi vive in case piccole, chi vive relazioni famigliari difficoltose. In questi casi infatti la convivenza forzata (anche solo con se stessi) può diventare pesante. Share on X
Se le distanze fisiche si allungano, le distante telematiche, grazie a Internet, si accorciano e ci permettono di connetterci con chi desideriamo, vederci, parlarci, avere informazioni.
Però, se è vero che internet permette di mantenere i contatti con una cerchia molto più ampia rispetto alla vita sociale offline, la quarantena ci obbliga a misurare le distanze che abbiamo con noi stessi e con la nostra interiorità Share on X.
In questa settimana le parole chiave che più hanno condotto le persone al mio blog sono state:
- la solitudine con se stessi
- importanza contatto umano
E l’articolo più cliccato è stato questo Human touch: l’importanza del contatto umano seguito da questo Soli con se stessi: la solitudine tra bisogno e imposizione .
Il termine solitudine, ahimè, è sempre molto ricercato e anche su Google il termine (o significati correlati) ma nelle ultime settimane è cresciuto.
Stare soli con se stessi, soprattutto se non si hanno molti hobby che possono essere svolti in casa, o impegni lavorativi può diventare angosciante. Implica un ascoltare ciò che arriva da dentro di noi, cosa non solo cui non siamo molto abituati ma anche che in questo periodo implica confrontarci con la paura, l’angoscia, il vuoto di senso.
Le cose che scopriamo girarci dentro però non è che prima non ci fossero, ma ora le sentiamo più facilmente perché abbiamo eliminato o ridotto il rumore di fondo della quotidianità, della frenesia.
Non dobbiamo averne paura, o esserne sopraffatti, ma affrontarle come parti di noi che meritano ascolto e spazio. Solo in questo modo non permetteremo loro di alzare ancora di più la voce e abbatterci. Lo stress dato dal vivere in costante pericolo di fronte ad un nemico invisibile può incidere anche sul nostro fisico.
L’interesse per la nostra salute fisica è aumentato esponenzialmente ma non deve mettere in secondo piano l’attenzione per la nostra salute psichica.
Incontro tutti questi aspetti nei colloqui con le persone che hanno accettato di spostare le sedute in modalità online. Ma trovo anche molta ricchezza nell’obbligato ascolto di sé, veicolata da scritti, disegni, musiche.
Ascoltiamo la paura, la solitudine, la distanza per provare a trovare la ricchezza interiore del contatto umano con noi stessi.
Perché riuscire a vivere bene in casa dipende anche dalla capacità di vivere bene nella nostra casa interiore.
Lo studio rimarrà chiuso fino a data da destinarsi, a seconda delle direttive che arriveranno, ma non è chiusa l’attività di consulenza e terapia che svolgo online. Se avete bisogno, scrivetemi a sonia.bertinat@gmail.com per prenotare un appuntamento con me ma soprattutto con voi stessi.

Sonia Bertinat

Ultimi post di Sonia Bertinat (vedi tutti)
- La fatica del cominciare - 5 Marzo 2022
- “Game Hero” contro il panico morale verso i videogiochi - 16 Novembre 2021
- Umanità digitale - 29 Ottobre 2021
Comments 1
Pingback: Si riparte! - Identità in gabbia di Sonia Bertinat