Non sto male, non ho problemi… ma non sono felice

 Capita a volte che un paziente mi dica:
“Dottoressa le faccio perdere tempo… con tutta la gente che sta peggio di me e io che le porto questi piccoli problemi”.

Bisogna avere un grosso problema o un grande malessere per prendersi cura della propria salute psicofisica?

A volte sembrerebbe proprio di si.
Sappiamo bene invece che il malessere, i microstress, le tensioni che quotidianamente ci possono colpire possono costituire quell’alone che mina il nostro benessere.
La psicologia è un argomento a cui tutti si dicono interessati. Tutti ne sanno un po’ o vorrebbero interessarsene. Ma il passaggio da psicologia a psicologo vede un gap che sembra non solo invalicabile ma abitare valli diverse e non comunicanti.
Non esiste un misuratore del malessere per cui, se si supera una certa soglia, tale malessere debba essere portato dallo psicologo e se ne sta al di sotto “me lo gestisco da solo”.
Questo fa si che possa capitare che si arriva ad un consulto quando davvero si sta troppo male.
“Ho aspettato per vedere se passava o se ce la facevo ma ora proprio non ce la faccio più”
Affrontare in tempo i primi malesseri, i primi campanelli di allarme, con un professionista non fa di noi una persona meno capace ma semplicemente una persona che ha cura del proprio benessere e stare nel mondo.

[Tweet “Affrontare in tempo i primi malesseri con un professionista non fa di noi una persona meno capace”]

In particolare in questi ultimi anni la felicità viene legata sempre più al consumo e al possesso di oggetti, desideri effimeri che non sanano un vero bisogno interiore ma solo superficiale. Ci fanno sentire all’altezza, appartenenti alla società, al passo coi tempi. Ma come dice Baumann, il possesso, l’investire beni e oggetti del compito di renderci felici è fallimentare.

“E così è infatti, in una cultura consumistica come la nostra, che predilige prodotti pronti per l’uso, soluzioni rapide, soddisfazione immediata, risultati senza troppa fatica, ricette infallibili, assicurazione contro tutti i rischi e garanzie del tipo <<soddisfatto o rimborsato>>.”

Ce lo dice anche l’economista Stefano Bartolini nel suo “Manifesto per la felicità“. Secondo il suo “Paradosso della felicità”, infatti, si vede nella società moderna un maggior benessere economico, una maggior salute, che tuttavia non solo non hanno visto un parallelo aumento di benessere psicologico, ma spesso una sua diminuzione (soprattutto in riferimento alla realtà Americana. Questo perché, secondo lui, non c’è stato un “declino delle relazioni” che inevitabilmente influisce sul benessere personale.

In quest’ottica, ad esempio, si inserisce Momenti di Felicità 2015, il primo Festival della Psicologia en plein air, organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Piemonte e incentrato appunto sulla felicità.
Questo perché, anche qualora non ci sia un malessere ma “solo” una sensazione di non completezza, un sentire che manca qualcosa per essere felice, può essere utile uno sguardo altro che ci aiuti a fare ordine, ad accordare le nostre melodie interne come si vede in questi bellissimi video proposti in occasione della promozione del festival.

A volte abbiamo tutto quello che razionalmente pensiamo ci possa rendere appagati ma non è così.

“Ho il lavoro che desideravo, la famiglia che desideravo…. però”

In quel però è racchiusa la domanda, il quid che influisce sul nostro benessere. E’ un però che al momento non ha una spiegazione razionale, oggettiva. Ma è un però che  ci dice che dobbiamo fermarci e concentrarci su noi stessi.

Ri-accordarci con i nostri bisogni più veri, con le nostre necessità è quel passo che fa si che la nostra vita, come una piacevole melodia suonata con uno strumento accordato, suoni in modo armonico.

[Tweet “Ri-accordarci con i nostri bisogni più veri, fa si che la nostra vita suoni in modo armonico.”]

Vi invito quindi a visitare il sito del Festival e a partecipare alle molte occasioni di confronto, attività, giochi che offre per provare a mettere da parte la quotidianità e ritagliarsi uno spazio per sé. Per riflettere, per rilassarsi, per sentire.

Prendiamoci cura di noi!

 

The following two tabs change content below.

Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

Ultimi post di Sonia Bertinat (vedi tutti)

Commenta con Facebook!

Comments 1

  1. Pingback: Quante storie al Festival della Psicologia di Torino! - Identità in gabbia di Sonia Bertinat

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.