La ricerca condotta tramite un questionario a cui hanno risposto 2500 psicologi italiani nel il cui obiettivo era quello di “rilevare i principali atteggiamenti personali e professionali degli psicologi/psicoterapeuti nei confronti dell’omosessualità e delle persone lesbiche e gay (LG).” e presentata il 21 settembre del 2013.
Già nel 2001 (in occasione delle prime discussioni sulla Legge contro l’Omofobia) l’Ordine degli Psicologi Nazionale, sulla scia delle posizioni della Comunità Scientifica Interanzionale, in un comunicato ufficiale si espresse così:
“il Presidente (ndr. Dott. Giuseppe Luigi Palma) ribadisce che l’omosessualità non è una malattia da curare, né un orientamento sessuale da modificare: affermare il
contrario è una informazione scientificamente priva di fondamento e foriera di un
pericoloso sostegno al pregiudizio sociale.”
Come si vede dai risultati della ricerca, gli psicologi italiani sono ancora lontani dall’aver recepito queste posizioni.
Sulla scorta di questo, sono state stilate delle Linee Guida per il trattamento psicologico di pazienti LGB. Trattamento che ben si differenzia dalle Terapie Riparative con cui si mira ad un mutamento dell’orientamento sessuale omosessuale considerato distorsione patologica del normale e unico orientamento eterosessuale.
Le Terapie Riparative non sono riconosciute dall’Ordine degli Psicologi. Ma come si può intuire dalla ricerca, non è necessario arrivare alle posizioni dei “riparatori” per assumere un atteggiamento errato nei confronti dei pazienti LGB che si rivolgono a noi.

Sonia Bertinat

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