Fare la valigia è una cosa che ho sempre odiato. Non riesco ad essere minimal in quanto, perennemente indecisa sul cosa portare, tendo a mettere dentro tutto. Una cara amica oggi mi scrive: “Hai già preparato la casa da portarti in ferie?”. Mi conosce bene dopo avermi preso in giro per giorni quando anni fa, oltre al valigione immane, mi portai dietro un tomo di 1000 pagine come lettura da spiaggia.
Questo è sicuramente un retaggio familiare che mi porto dietro. Il ‘può sempre servire’ di mia madre.
Per una vacanza questa modalità può risultare al massimo scomoda per il peso che per pochi giorni bisogna portarsi dietro.
Ma nella vita? Cosa teniamo nella valigia della nostra vita? Possiamo permetterci di portarci dietro bagagli enormi solo perché non riusciamo a discriminare cosa sarebbe utile ad un certo punto lasciare andare?
La metafora dello zaino è una di quelle metafore che uso spesso in terapia, per simboleggiare il peso che ci portiamo appresso tutti i giorni.
Uno zaino pieno di esperienze accumulate, certo, ma anche di pesi superflui che nella vita ci siamo ritrovati sulle spalle e non sempre per nostra volontà.
La nostra eredità famigliare, a livello genetico sta comoda nel nostro DNA. Ma a livello simbolico è un peso che travalica le generazioni e in qualche modo fa di noi quello che siamo (nel bene o nel male). Del ruolo della nostra storia famigliare sulla nostra vita ne parlerò prossimamente.
Però quel peso non lo portiamo ‘perché potrebbe servire’ ma perché, spesso, non ci accorgiamo nemmeno di averlo addosso.
È come se per sentirci nutriti e sazi dovessimo tenere nello stomaco tutti i pasti che facciamo.
A volte, per muoverci più spediti nel nostro cammino di vita, è necessario guardare cosa portiamo nello zaino. E decidere che alcune cose possono essere lasciate andare. Non per questo si perderanno. Semplicemente smetteranno di essere zavorre che ci tengono legati o appesantiti.
Alcune cose le lasciamo andare per sempre, dopo aver capito il ruolo che hanno avuto nella nostra vita.
Altre le lasciamo in un posto sicuro per quando ci serviranno.
Insomma, non è il caso di portare i doposcì in una vacanza al mare, solo perché si sa che poi arriverà l’inverno.
Questa operazione di cernita, disamina è una delle cose che si possono fare in una terapia. Liberarci di ricordi, emozioni, non detti, investimenti di altri su di noi, sensi di colpa, miti famigliari o personali.
E voi? Come gestite il vostro bagaglio quotidiano?

Sonia Bertinat

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