E’ importante prima di tutto chiarire i concetti usati in questa pagina che spesso, se non sconosciuti, non sono correttamente interpretati, confusi, distorti.
Per farlo prenderò spunto dall’utilissima guida “Omosessualità: cos’è, cosa non è” scritta dalla Dott.ssa Paola Biondi e scaricabile in versione integrale dal sito Psicologia Gay.com .
In primis la guida definisce il concetto di IDENTITA’ come “l’insieme dei valori, credenze, esperienze, capacità, emozioni, abilità, potenzialità, skill, storia, biologia, genetica, che rende un individuo unico rispetto ad altri”.
Passa poi a delineare le componenti principali dell’IDENTITA’ SESSUALE:
1) SESSO CROMOSOMICO
2) SESSO BIOLOGICO
3) IDENTITA’ DI GENERE
4) RUOLO DI GENERE
5) ORIENTAMENTO SESSUALE
1) Il sesso cromosomico deriva dalla combinazione dei cromosomi sessuali ereditati dai nostri genitori e che fanno si che si sia femmina se si ereditano i cromosomi XX e maschio se si ereditano i cromosomi XY;
2) “Il sesso biologico è l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile in base alla spinta dei già conosciuti cromosomi sessuali”: caratteristiche fisiche femminili se XX, maschili se XY.
3) L’identità di genere è “la convinzione individuale di appartenere al sesso maschile e femminile”; si fissa tra 0-3 anni ec è permanente ed è determinata sia da predisposizioni genetiche che da apprendimento sociale. Su questo aspetto si concentra il transessualismo identificato come disforia di genere.
4) Il ruolo di genere è l’aspettativa sociale di cosa debbano fare le persone in base al sesso di appartenenza. Varia nelle culture ed è l’elemento su cui spesso si fondano i pregiudizi.
5) L’orientamento sessuale corrisponde all’attrazione erotica e affettiva per persone dello stesso sesso (omosessualità), o del sesso opposto (eterosessualità) o di entrambi (bisessualità).
NB. L’orientamento sessuale NON può essere modificato nè da terapie ormonali nè da terapie psicologiche o comportamentali (come le teorie riparative, condannate da tutta la comunità scientifica internazionale) e soprattutto non si può scegliere il proprio orientamento sessuale, si può solo scegliere se viverlo o reprimerlo ma non modificarlo.
Se ci concentriamo ora sull’orientamento sessuale dobbiamo però vederne le diverse componenti che “complicano” ma amplificano la prospettiva. In esso, infatti, troviamo l’attrazione erotica (chi desidero), le fantasie sessuali (con chi immaigno di), l’innamoramento (di chi mi innamoro) e il comportamento sessuale (con chi ho rapporti sessuali), immaginando che ogni elemento si delinei su un continuum tra i polo maschio e il polo femmina. A questo si unisce l’autodefinizione, il modo cioè in cui io definisco il mio orientamento sessuale.
Diverso dall’orientamento sessuale è il concetto di identità di genere benchè molti li confondano ancora. Da una parte infatti c’è il sesso a cui sento di appartenere (maschio o femmina), dall’altra per chi provo sentimenti e attrazione.
All’interno dell’identità di genere, come si è detto, si inserisce il concetto di transessualismo/transgenderismo identificato come disforia di genere (o variabilità di genere come si tende a sostenere oggi), dove l’identità di genere e quella genetica non sono concordanti per cui posso essere maschio geneticamente ma identificarmi nel genere femminile (MtF) per quello che è la mia identità, o, viceversa, posso essere femmina geneticamente ma identificarmi nel genere maschile (FtM). Si usano le sigle citate tra parentesi per indicare il processo di transizione che permetterà finalmente di accordare l’identità di genere con il corpo.
E’ dall’incontro di queste due dimensioni (orientamento sessuale e identità di genere) che derivano le diverse combinazioni e sfacettature su cui spesso si ingenerano, confusioni, pregiudizi o, peggio, reazioni negative.
Prendendo spunto dallo schema proposto dalla Dott.ssa Biondi, quindi avremo una sintesi come quella dell’immagine sottostante:
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Sonia Bertinat
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