Poi scoprimmo che in realtà la taglia 42 era diventata oversize… la 38/40 è perfetta.
Gambe scheletriche dentro jeans attillatissimi (pardon, skinny), modelle con ossa sempre più sporgenti e non pochi allarmismi sul pericolo anoressia che corre sulle passerelle.
Le ragazzine che no, in palestra no, se no i muscoli che contornano finalmente le ossa negli skinny non ci stanno.
Nonostante gli allarmismi, tuttavia, diete a profusione, prodotti dimagranti, snellenti, riducenti, affilanti.
Chirurigia estetica come laboratorio di mago merlino.
Notavo, invece, in questo ultimo periodo come l’ondata di notizie riporti come una risacca articoli che sottolineano come “essere in carne” non sia così malvagio.
Due in particolare: le modelle oversize (udite udite anche taglia 46!) e una ricerca che sostiene con argomenti mirabolanti che se sei formosa sei pure più intelligente o fai figli più intelligenti.
Allettante! Le modelle oversize saranno burrose ma hanno dei lineamenti da invidiare alle scheletriche modelle a cui ci si è abituati e ne trasuda un’idea di salute.
Dov’è che l’ho già sentita questa? Hmmm! Certo, durante i periodi di crisi, il grasso avanza come segnale di salute e non come indice di ingordigia aristocratica.
Ci sarà una correlazione? Non lo so e non ho gli strumenti per appurarlo.
Quello che mi interessa è il notare la classica suddivisione dicotomica bello/brutto, giusto/sbagliato dove non c’è spazio per le vie di mezzo e soprattutto per le personalizzazioni.
Demoniazziamo un modello solo per adottarne un altro, non per svincolarcene.
Lo demonizziamo a sua volta, per spostarci a quello precedente o se siamo fantasiosi, un’altro di nuova invenzione. Ci deve sempre essere uno standard a cui aderire.
E quando c’è uno standard è ovvio che c’è un appiattimento ed una depersonalizzazione.
Ma soprattutto, come se si stesse su due piatti di una bilancia (sic) a seconda dei pesi sociali che vengono messi, un modello prevarrà sull’altro solo nella denigrazione dell’opposto.
Il problema non è la magrezza o la grassezza di per sé ma il rincorrere un modello fino allo sfinimento.
E’ palese che essere sottopeso o essere sovrappeso non va bene se va ad intaccare la salute della persona, se la limita nella vita quotidiana per mancanza di forza, energia, libertà di movimento ecc.
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono patologie e come tali vanno affrontate ma non devono essere usate per stabilire uno standard. Non sono polarità di un continuum costituzionale. Sono deviazioni da quel continuum. Deviazioni che provocano sofferenza, disagi, se non mettono a rischio salute e vita stessa.
Su quel continuum invece ci si situa per costituzione.
Il messaggio da dare non dovrebbe essere “Magro è bello! Tutti magri!” oppure “Grasso è bello! Tutti grassi!”… mi pare ovvio.
Il messaggio da dare dovrebbe essere “Sani è meglio! Tutti sani”. Essere sani vuol dire accogliere la propria costituzione, non forzarla verso paradigmi stabiliti da altri, non stravolgerla, non esagerarla ma viverla.
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Sonia Bertinat

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