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Il bullismo nella scuola: intervista a una psyprof

Occupandomi di bullismo e cyberbullismo ho avuto l’opportunità di incontrare validi professionisti e la dott.ssa Paola Sacchettino è sicuramente una di quelli. Ha una importante esperienza nella lotta contro il bullismo all’interno della scuole e ho voluto saperne un po’ di più.

Buona lettura!

D: Ciao Paola, grazie per aver accettato questa intervista. Vuoi dirci chi sei e cosa fai?

R: Ciao Sonia, grazie a te per l’intervista.

Sono un’insegnante di Scienze Motorie di un Liceo Scientifico di Torino che, a un certo punto della sua carriera lavorativa, è andata in crisi perché la materia che insegnava non le dava più soddisfazione a livello professionale, anche perché insegnare Educazione Fisica non è ciò che avrei voluto fare “da grande” (avrei voluto studiare Biologia o qualcosa di scientifico); ma a quei tempi i miei genitori hanno scelto per me il percorso di studi e mi sono adeguata.

A seguito di un corso di perfezionamento in Psicologia dello Sport e ad una collaborazione con due psicologi in qualità di tutor dei loro corsi, ho deciso di provare a ri-laurearmi in Psicologia. Non è stato semplice lavorando a tempo pieno, soprattutto perché la laurea triennale l’ho acquisita a Trieste; ma ce l’ho fatta e, nonostante la fatica e la voglia di mollare tutto che spesso si affacciava nei momenti più duri, sono arrivata in fondo. La parte più formativa per me è stato il tirocinio della laurea Magistrale, grazie al quale sono stata un anno in ospedale nei servizi Tossicodipendenze della ASL TO2, cosa che mi ha permesso di sostenere l’Esame di Stato e di iscrivermi all’Ordine Psicologi del Piemonte.

D: Come è nato il tuo interesse per il tema del bullismo?

R: La mia Laurea Magistrale è in Psicologia Criminale e, nonostante molti mi prendessero in giro dicendo che volevo giocare a CSI come nel famoso serial TV, ho fatto questa scelta proprio perché, lavorando a scuola, volevo saperne di più sul disagio adolescenziale e il Bullismo fa parte di questo tipo di formazione.

D: Vuoi raccontarci le attività che hai messo in piedi nella tua scuola?

R: Quattro anni fa il mio Liceo ha avuto l’opportunità di partecipare al progetto “Stop Bullying! A human rights based approach to tackling discrimination in schools”, un progetto internazionale sul Bullismo e la discriminazione. Sono stata nominata referente del progetto della scuola e da allora ho continuato ad occuparmi di bullismo. Oltre al progetto con Amnesty, ho attivato un progetto, in collaborazione con la Circoscrizione 6 che l’ha finanziato, intitolato “Sediamoci e parliamone”, facendo rimettere a nuovo delle panchine nel cortile della scuola che a breve saranno dipinte di giallo e decorate con frasi e immagini sul bullismo. Il progetto ha l’intento di far riflettere i ragazzi su questo tema e far diventare questo angolo di scuola un luogo dove i ragazzi possono incontrarsi, parlare ed eventualmente risolvere, confrontandosi, i loro conflitti.

Quest’anno, poiché il progetto di Amnesty si è concluso a settembre 2016, continuo a lavorare sul bullismo con un progetto che ho intitolato “Insieme contro il Bullismo”, attraverso il quale porto avanti ciò che abbiamo iniziato con Amnesty.

Sto anche svolgendo dei cineforum con le classi che me lo chiedono. Ultimamente abbiamo visto il film “Un Bacio” di Ivan Cotroneo uscito nelle sale nel 2016. Lo guardiamo e riflettiamo sui messaggi che il film (o i film che di volta in volta vediamo) ci dà. In realtà film a sfondo psicologico e sul disagio adolescenziale ne ho davvero tanti e sono tanti anni che li utilizzo a scuola con i miei ragazzi.

D: Ci racconti meglio il progetto fatto con Amnesty?

R: Il progetto con Amnesty International, di durata biennale, è iniziato nell’anno scolastico 2014/2015 e aveva come obiettivo il contrasto di ogni forma di discriminazione e bullismo a scuola; si inseriva nel programma europeo Daphne, istituito nel 2000 dall’Unione Europea per contribuire alla prevenzione e alla lotta contro tutte le forme di violenza che si verificano in ambito pubblico e privato. Il progetto ha coinvolto 17 scuole secondarie di secondo grado in Italia, Irlanda, Portogallo e Polonia. Per l’Italia le scuole coinvolte sono state solamente tre: Torino (il mio Istituto), Roma e Napoli.

Nel primo anno di progetto tutte le componenti scolastiche (Docenti, Studenti e Personale ATA) sono state coinvolte in un corso di aggiornamento e in una serie di appuntamenti finalizzati all’elaborazione di proposte e strategie per rendere la scuola un ambiente sicuro dai fenomeni discriminatori e dal bullismo.

Abbiamo stilato un Patto di Corresponsabilità ed un Vademecum relativamente alla problematica del bullismo, suddiviso in sezioni, una per ciascuna delle componenti scolastiche. A Novembre 2015 ho partecipato con due studentesse facenti parte del progetto, a un Campo Internazionale a Palermo aperto a tutte le scuole europee che hanno aderito al progetto; è stata un‘occasione di confronto e condivisione di proposte e modalità di azione per contrastare il bullismo e la discriminazione a scuola.

Abbiamo organizzato un Convegno dal titolo “Distress lavoro correlato: Mobbing un esito possibile”, riservato a tutti i Docenti e al Personale ATA della scuola, tenuto da una Psicologa e Psicoterapeuta della ASL TO4.

Ho aperto e curato una pagina Facebook sul lavoro del gruppo dal titolo “STOP BULLYING IIS Einstein Torino”, che aggiorno tuttora, anche se il progetto è terminato.

A Maggio 2016, contemporaneamente a tutte le 17 scuole partecipanti al progetto, abbiamo realizzato nel cortile della scuola un Flash Mob sul Bullismo e la discriminazione.

A seguito del lavoro sull’immagine effettuato durante un workshop fotografico effettuato nel primo anno, sono state scelte tra tutte quelle scattate sei fotografie che Amnesty ha stampato in grande formato su PVC. Le immagini sono tuttora esposte nei due plessi dell’Istituto, per sensibilizzare l’utenza sul problema del bullismo.

A conclusione del progetto abbiamo fatto realizzare in un corridoio della scuola un murales sul tema del bullismo.

A partire dal primo anno di progetto ho iniziato a svolgere interventi di sensibilizzazione sui temi del bullismo (definizione, caratteristiche di vittima e bullo, aspetti legislativi legati al problema, prevenzione e trattamento del bullismo, ecc.), con tutte le classi prime dell’Istituto. Questi interventi li ho svolti anche quest’anno, all’interno del mio nuovo progetto. In totale ho già lavorato con ca 20 classi della scuola.

Infine due nostri studenti, tutta una mia classe prima e un ragazzo della scuola di Napoli che faceva parte del progetto, sono stati coinvolti nella realizzazione di un cortometraggio sul bullismo. Il video clip è stato girato a Milano ed è pubblicato su Youtube con il titolo “Be yourself”.

D: Com’è stato l’impatto di questi progetti sui ragazzi?

R: I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo a tutte le iniziative proposte e, finalmente, parlare di Bullismo, discriminazione e di argomenti legati al disagio adolescenziale, non è più un tabù. [Tweet “Finalmente, nella mia scuola, parlare di Bullismo non è più un tabù”]

Devo dire, purtroppo, che a scuola i più riluttanti a parlare di bullismo e ad occuparsene sono proprio i colleghi, soprattutto quelli della mia generazione, come se a pronunciare il termine bullismo il fenomeno magicamente si materializzasse tra le mura delle classi. La prevenzione è la prima cosa da fare e, secondo me, per questo bisogna parlarne, parlarne e ancora parlarne.

D: Quali progetti hai per il futuro?

R: A settembre del 2017 andrò in pensione dopo 42 anni di servizio (nel bene e nel male, con tutto quello che ho patito e che comporta insegnare la mia materia, perché da sempre Educazione Fisica è considerata la materia degli ignoranti e quindi disciplina di serie Z).

Cosa voglio fare da grande? Non pensavo che prendere una seconda laurea da adulta mi avrebbe consentito di utilizzarla, ma visto che il cammino intrapreso sta cominciando a dare i suoi frutti, vorrei continuare a lavorare a contatto con gli adolescenti come Psicologa, andando nelle scuole a fare formazione a ragazzi, genitori e docenti. Non c’è niente da fare, nonostante non volessi fare il mestiere che ho fatto, il richiamo dei ragazzi lo sento dentro e lavorare con loro mi dà molto, perché con loro continuo a confrontarmi e a crescere.

Grazie mille Paola!

Grazie a te Sonia!

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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