Domani cominciano le scuole e con esse partono tutti i programmi di prevenzione messi in atto dalle agenzie educative e sanitarie. Tra questi programmi di prevenzione, leggendo l’offerta formativa del catalogo ASL che le scuole potranno consultare per organizzare gli interventi, il digitale ha un posto molto importante e, connesso ad esso, il tema del cyberbullismo.
Il digitale infatti non va demonizzato ma usato bene, e per questo bisogna essere educati a navigare in un mare che non richiede patente ufficiale per essere affrontato. E non va sottostimato nell’impatto che un uso negativo può avere sugli altri.
“Le parole fanno più male delle botte”
Carolina, vittima di cyberbullismo
Il bullismo
Il bullismo viene definito così da Dan Olweus:
Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni [2]
Il bullismo viene messo in atto generalmente nel contesto scolastico o in contesti di aggregazione giovanile.
Ciò che lo caratterizza spesso è l’aggressività fisica ma possono anche esserci fenomeni di esclusione sociale che nella fascia di età della preadolescenza e adolescenza può dar vita ad un vissuto egualmente traumatico.
Caratteristiche comuni anche al cyberbullismo sono: [2]
- la relazione asimmetrica tra (cyber)bullo e vittima
- il forte impatto emotivo che la vittima subisce
- la difficoltà di difendersi della vittima che si sente sola e isolata
- la mancanza di empatia da parte dei (cyber)bulli
- l’incapacità di valutare gli effetti del proprio comportamento
Il cyberbullismo
Il termine cyberbullismo (cyberbullying) viene coniato da Bill Belsey, un educatore canadese, presidente di Bullying.org nel 2004. e definito così:
Cyber-bullying involves the use of information and communication technologies such as e-mail, cell phone and pager text messages, instant messaging (IM), defamatory personal Web sites, and defamatory online personal polling Web sites, to support deliberate, repeated, and hostile behavior by an individual or group, that is intended to harm others. (Belsey, 2004) [4]
Il fenomeno è in esponenziale diffusione in tutto il mondo e se molti aspetti ha in comune con il bullismo tradizionale, ha in sé aspetti che lo rendono un fenomeno decisamente, se non diverso, più ad ampio spettro.
Nel cyberbullismo a farla da padrone e elemento di distinguo dal bullismo, sono: [2]
- le nuove tecnologie come mezzo per mettere in atto la prevaricazione
- l'”effetto moltiplicatore di internet” per cui non è necessario che l’atto sia reiterato dalla stessa persona
- l’anonimato
Le azioni di prevaricazione che si possono attuare sul web sono molteplici. Vanno dal flaming (battaglie verbali), alle molestie (harassement), alla denigrazione (minano la reputazione della vittima), all’esclusione. Queste azioni possono poi raggiungere estremi quali cyberstalking, manipolazione delle informazioni, violazioni dei profili social.
Possono infatti essere messe in rete immagini contraffatte o rubate che mettono a rischio l’immagine della vittima. La cronaca ci informa troppo spesso di come foto rubate o, spesso, inviate ad amici che le diffondono, diventano virali costituendo per la vittima una situazione senza via d’uscita. Sono in particolare queste legate al fenomeno del Sexting (inviare proprie foto a contenuto sessuale o di nudo).
Internet amplifica, con la diffusione virale, raggiungendo potenzialmente tutti. La vittima non ha più uno spazio salvo in cui rifugiarsi come nel caso del bullismo tradizionale in cui poteva cambiare scuola o il bullo essere trasferito. Qui l’intimità violata della vittima diventa patrimonio di tutti.[Tweet “Nel cyberbullismo l’intimità violata della vittima diventa patrimonio di tutti”]
Se guardiamo il fenomeno in sé, nel cyberbullismo, non vi è un unico attore (o gruppi di attori) dell’atto prevaricatore come nel bullismo. Il prevaricatore, con l’uso della rete, può paradossalmente agire anche solo una volta la prevaricazione (diffondendo foto private o modificate o informazioni manipolate) perché la ripetitività che crea il danno per la vittima può venir agita da chiunque entri in possesso di quel materiale e lo diffonda a sua volta. L’atto in sé quindi paradossalmente richiede un impegno minimo a fronte di un danno potenzialmente enorme. A differenza della forza fisica di cui necessita il bullo, qui sono necessarie buone conoscenze informatiche.
Aspetti psicologici
Come nel bullismo, l’attenzione non va solo riportata sulla vittima ma anche su chi agisce la prevaricazione. In entrambi i casi infatti si possono ravvisare elementi di disagio sociale e psicologico.
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il (cyber)bullo
Non è raro che un ragazzo dia il via ad atti di (cyber)bullismo per un senso di insicurezza sociale, per assumere un ruolo riconosciuto e stimato all’interno del gruppo, Spesso alle sue spalle possono esserci situazioni sociali e famigliari critiche che fanno sì che il ragazzo sia lasciato senza una guida.
Due caratteristiche che accompagnano il (cyber)bullo sono la totale mancanza di empatia e la difficoltà (se non impossibilità) di assumersi la responsabilità per le proprie azioni. Questi due aspetti, già critici nel bullismo, diventano esponenziali nel cyberbullismo perché la distanza fisica dalla vittima data dall’uso della rete e il potersi nascondere dietro profili fake annullano ogni possibilità di confrontarsi con la realtà e con gli effetti delle sue azioni. -
la (cyber)vittima
Come abbiamo visto, la vittima del cyberbullismo non ha via di scampo. Non ha più spazi sicuri in cui rifugiarsi. Inoltre, se già le vittime di bullismo hanno difficoltà a rivolgersi ad educatori e famigliari, per le vittime di cyberbullismo ciò diventa ancora più difficile. Da un lato la profonda vergogna per il materiale che viene divulgato , dall’altro la paura della proibizione della rete e dei dispositivi digitali da parte dei genitori fa sì che il confidarsi sia più difficile. Gli effetti psicologici possono essere anche molto gravi. Si va dall’abbassamento dell’autostima, a stati ansioso-depressivi, a problemi scolastici e relazionali (che possono portare al rifugio nell’isolamento sociale) fino ad arrivare al suicidio (in questo caso sono presenti spesso fattori concomitanti come disagio psichico e bullismo tradizionale). Gli effetti psicologici sulla vittima sono a lungo termine per cui è necessario un intervento tempestivo per affrontarli.
Interventi di prevenzione per il cyberbullismo
Nel titolo scrivevo che il cyberbullismo è un fenomeno con più protagonisti. Questo è vero in più aspetti.
Da un lato, come abbiamo visto, con l’effetto moltiplicatore della rete, potenzialmente tutti possono diventare attori della prevaricazione diffondendo il materiale che danneggia la vittima.
Dall’altro gli agenti coinvolti negli interventi di prevenzione sono anche molteplici: dalla scuola e le agenzie educative, alla famiglia. Con la collega Laura Salvai, nel 2013 abbiamo creato degli eventi di informazione sul tema per i genitori, esitati in un ebook sintetico che trovate qui.
Diventa fondamentale la collaborazione tra tutti gli attori perché ancora troppo spesso ci scontriamo contro famiglie “autoreferenziali” che sminuiscono sia il lavoro della scuola sia gli agiti dei propri figli.
Gli interventi devono prendere in considerazione questi aspetti per essere efficaci [3].
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Educazione digitale
I nostri ragazzi ormai non considerano più reale e virtuale come due mondi contrapposti in cui portare la propria identità (come accade ancora per noi adulti) ma come l’uno il continuo “naturale” dell’altro. Fa parte della loro quotidianità e vivono le relazioni che instaurano in entrambi i “mondi”. Quindi demonizzare la rete o proibirla non può essere in alcun modo la soluzione. La rete ha molti aspetti positivi nella vita di tutti noi ma è l’uso che ne facciamo che li può far emergere a scapito di quelli negativi.
Una corretta educazione digitale deve sì essere proposta ai ragazzi ma non meno ad insegnanti e soprattutto genitori (per cui il divario tecnologico generazionale può costituire una barriera alla comprensione ed all’aiuto). -
Comprensione del fenomeno del cyberbullismo
Spesso, proprio perché virtuale, il fenomeno viene minimizzato e derubricato a ragazzata (soprattutto dai genitori). Il fatto che non vi siano lividi o ferite rende l’attacco apparentemente meno grave. Inoltre l’apparente sicurezza di avere il figlio a casa, da parte dei genitori (che come ho detto a volte mal maneggiano le nuove tecnologie) fa sottostimare i rischi in cui possono incorrere.
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Educazione affettiva
Come si è visto, le emozioni hanno un ruolo fondamentale nel fenomeno. La capacità di riconoscerle, dar loro un nome e maneggiarle è fondamentale sia per le vittime nel dar voce a ciò che la prevaricazione genera in loro, sia nei prevaricatori, laddove la mancanza di empatia la fa da padrone. Riappropriarsi di un linguaggio per dar voce e riappropriarsi delle proprie emozioni è fondamentale non solo per una completezza individuale ma anche per la relazione con l’altro che spesso rischia di essere oggettivato perdendo la sua umanità.
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Educazione al rispetto, alla solidarietà e alla collaborazione
Il rischio dell’incapsulamento egocentrico delle individualità è il peggior nemico delle relazioni sociali. Educare al rispetto per chi è diverso da noi (straniero, omosessuale, transessuale, disabile, obeso) implica il recuperare la sua umanità pari alla nostra, Se chi ho davanti rientra nella mia stessa categoria (umano) sarà più difficile oggettivarlo e farlo oggetto delle mie prevaricazioni. La solidarietà e la collaborazione mira invece a ridurre il numero dei complici silenti, coloro i quali assistono senza intervenire o che non si rendono conto della gravità delle offese.
Qui le slide di un mio intervento:
Le immagini utilizzate sono di PR Grafica
Riferimenti:
[1] Bill, Belsey, Cyberbullying: An Emerging Threat to the “Always On” Generation, su , 2015 [2] Eddy Chiapasco, Mirko Cario, “CYBERBULLISMO dalle prime definizioni ai dati più recenti“, Psycomedia, 2014 [3] Claudia Sposini, “Il metodo anti-cyberbullismo: per un uso consapevole di internet e dei social network”, Edizioni San Paolo, Milano, 2014 [4] Susan Keith, Michelle E. Martin, “Cyber-Bullying: Creating a Culture of Respect in a Cyber World“, in Reclaiming children and youth 13:4 winter 2005 pp. 224–228 [5] Sara Palmieri, “Interventi evidence based contro il bullismo e il cyberbullismo: un confronto in Europa, State of Mind, 2015 [6] Federico Tonioni, “Cyberbullismo: come aiutare le vittime e i persecutori”, Mondadori, 2014Sonia Bertinat
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