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  1. Pingback: "Se mi lasci ti cancello": il web c'entra? - Identità in gabbia di Sonia Bertinat

  2. L’articolo è un po’ datato ma io mi trovo nel pieno della separazione proprio ora.
    Appartengo al gruppo delle persone tradite e poi lasciate.
    Dopo 9 anni di convivenza due splendidi bambini di 3 e 6 anni, un anno di matrimonio, dopo aver lottato per due anni e poi vinto contro un tumore di lei, aver superato una sua grave emorragia che l’ha portata ad un arresto cardiaco, dopo aver parlato a lungo di adottare un terzo figlio dopo tutto questo lei ha intrapreso una relazione con un collega lasciandosi scoprire quasi immediatamente.
    Come molti nella mia situazione ho cercato di salvare il rapporto, ho vissuto la sua relazione extraconiugale con grande senso di colpa caricando su di me tutte le responsabilità della vicenda, prendendo come oro tutte le motivazioni vomitate dalla donna che amo (tuttora ne sono innamorato).
    Dopo 4 mesi di vita nella stessa abitazione dove lei continuava la sua relazione con l’altro, anche se negava ma le prove raccolte erano schiaccianti, lei è finalmente o purtroppo andata via di casa.
    la sua relazione continua e dopo solo due mesi nella sua nuova abitazione e sei mesi di relazione con l’altra persona ha pensato di presentare il suo “collega e amico” ai nostri figli (Di 3 e 6 anni).
    Io alterno tristezza e rabbia e non percepisco in lei alcun rimorso, alcuna ferita, solo tanto rancore nei miei confronti.
    Con l’aiuto di una terapeuta sono riuscito a scaricarmi del peso della colpa e ho visto le responsabilità di lei per quelle che sono.
    Dice bene le colpe sono delle due persone ma non sempre equamente distribuite.
    Diverso però è il giudizio morale che da la gente, se fosse stato il marito a: tradire, lasciare la casa, portare via quasi tutti i soldi dal conto non credo che l’opinione comune sarebbe stata: “nella coppia la colpa non è mai di uno solo…”. Io riconosco la mia colpa nel non aver visto arrivare questa crisi, nell’aver dato per scontata la mia compagna di vita ma mi sono perso dietro ai “ti amo”, “adottiamo un bambino”, “trasferiamoci in un altra città”, insomma ho visto i progetti futuri e non mi sono accorto che stesse arrivando la bufera.
    Ora sono finalmente giunto alla fase della rabbia, ma è una rabbia triste, non battagliera quasi di rassegnazione…
    Non vedo in lei il minimo sens di colpa, nemmeno verso i figli, e questo mi ferisce.
    Mi domando come si possano dimenticare 10 anni felici e ricordarsi solo i momenti brutti, solo la rabbia ed il fastidio.
    Mi ferisce essere costretto a ridisegnare la donna che fino a sei mesi fa era la mia forza in una persona per me pericolosa e nociva, quasi come una bestia feroce che potrebbe aggredirmi da un momento all’altro e usare i figli come strumento di ricatto.
    Io non riconosco più quella donna, e mi domando se fosse sempre stata così ma io non riuscivo a vederla oppure se tutta l’energia spesa per superare la malattia e l’allontanarsi da me l’anno trasformata.
    O forse sono i miei occhi ad essere diversi e la osservo da un?altra prospettiva.

    Fabio

    1. Post
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      Gentilissimo Fabio, mi scuso per il ritardo con cui vedo il suo commento che era finito nello spam non so per quale motivo. La ringrazio molto per questa sua dolorosa testimonianza e concordo con il fatto che le lenti con cui leggiamo la realtà ne modificano l’essenza.
      Farsi aiutare a rielaborare i vissuti è il primo passo per farsi carico del nostro “pezzo” ma soprattutto per non coltivare ferite che alla lunga danneggiano più degli eventi.
      Spero ad oggi stia un po’ meglio.
      Un caro saluto

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