Ieri 11 maggio 2016 il Parlamento approva la legge sulle unioni civili che garantiscono alle coppie dello stesso sesso quasi tutti i diritti del matrimonio civile.
Una legge monca perché toglie i diritti ai figli delle coppie omogenitoriali.
Una legge discriminatoria perché istituisce un istituto giuridico nei fatti identico al matrimonio civile ma dandogli un altro nome.
È una legge vecchia rispetto a buona parte del mondo occidentale dove si è arrivati al matrimonio egualitario.
Durante il dibattimento in aula sono state ascoltate (e soprattutto permesse) le peggio offese.
Di questo si è ben consapevoli e porta ad alcuni dire “meglio niente che una legge discriminatoria”.
E qui sono meno d’accordo però.
Una parte dei cittadini italiani era meno discriminata senza legge? Erano meno discriminati i loro bambini?
È vero, ci hanno riservato una sezione in coda al pullman dei diritti. Ma fino ad oggi quel pullman lo abbiamo visto sfrecciare di fronte a noi mentre lo aspettavamo alle fermate.
Ora si è su quel pullman. Discriminati per legge, vero. Ma con quasi tutti i diritti della coppia che da sempre si chiedeva.
E non posso credere che ‘niente’ fosse meglio.
So che da quel pullman in cui viaggiamo fianco a fianco con chi ha diritto alle prime file, si può davvero far sì che la discriminazione sancita venga urlata con voce ancora più alta.
Perché l’art. 3 della Costituzione piange su una discrimonazione sancita. Ma proprio a partire da quelle lacrime è possibile far sì che tale divario venga colmato e che si possa arrivare a scegliere dove sedersi.
E le divisioni intestine in cui una parte biasima chi gioisce per questo passo non penso possano fare bene. Non penso nessuno si accontenti, e men che meno egoisticamente.
Siamo su questo pullman. Possiamo accapigliarci sui sedili dietro o spingere tutto insieme per guadagnare anche quelli davanti e abbattere la divisione che anche i giuristi definiscono ingiustificata.
Oggi l’Italia non è più rossa, ed è molto più semplice scurire l’azzurro che colorare il rosso.
Quindi muniamoci di pennelli e blu e facciamo sì che ciò avvenga.
Tutti insieme. Come cittadini italiani.
Perché i diritti per tutti fanno bene a tutta la società.

Sonia Bertinat

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