Un mese fa sono andata a vedere lo spettacolo “Notre Dame de Paris” a Roma. Uno spettacolo che avevo già amato in DVD nella sua prima all’Arena di Verona e che ho ovviamente doppiamente amato vedendolo dal vivo.
Ma, oltre a confermare l’impressione, mi ha colpito enormemente l’attualità dei temi trattati, attualità resa ancor più cruda dalla strage avvenuta il giorno stesso ad Orlando (Florida).
Parla di pregiudizi, stereotipi, discriminazioni. Molti i temi che mi richiamano l’attualità e cercherò di sintetizzarli.
L’esclusione del diverso
In questo musical ci sono molti “diversi” dalla tranquilla e grigia (come le sue pietre) Parigi del 1400 e, come spesso accade, l’intolleranza, il dileggio non sta mai solo da una parte.
Da un lato ci sono gli “esclusi” dalla città, i gitani, i “folli”.
Dall’altro Quasimodo, il deforme, schernito o temuto.
Dall’altro ancora Gringoire che vive di poesia e per quest sospetto di non adeguarsi alla norma, alla quale, col matrimonio imposto, viene ricondotto per sfuggire alla morte.
Considerati ognuno a modo loro come non compatibili con lo status quo o comunque tollerati fino a quando non escono dal ruolo a loro assegnato dalla società.
Il diverso da noi porta scompiglio, mette in discussione il mondo per come lo conosciamo. Ci costringe a rivedere valori e pregiudizi. Ci porta la sua individualità che se conosciuta può arricchirci.
Noi siamo gli stranieri
I clandestini
Noi siamo quel niente
Che conta zero
O Notre Dame
E noi ti domandiamo
Asilo Asilo
Noi siamo il formicaio
Che è sotto la città
Tu, uomo, dove sei?
Il mondo non è qua
Ma è qua che cambierà
E si mescolerà
E ricomincerà
Da qui (da I CLANDESTINI)
La colpevolizzazione della donna
Esmeralda è una donna libera, a suo modo ingenua. Vuole solo appartenere al suo popolo e ballare.
Ma il suo muoversi instilla in due uomini sentimenti che non dovrebbero/vorrebbero provare.
Il primo, Febo, l’integerrimo soldato che protegge lo status quo. Fidanzato con una donna “pura”, che sta “in cielo”, “miele”, ingenua. Viene “stregato” dalla sensualità di Esmeralda, donna “inferno”, “fiele”. Una suddivisione tra santa e strega che sta negli occhi di chi guarda ma che diventa apprezzamento o accusa nei confronti della donna. I sentimenti sono suoi, la passione pure. Ma Esmeralda viene incolpata di averlo stregato. La colpa è sua, dell’essere come è. E per questo abbandonata.
Ero sconvolto, ero distrutto, perso
Quella zingara mia aveva stordito
Ero ridotto male, un niente, un animale
Intrappolato in un gioco mortale
L’uomo che ti tradiva non ero io (da IO RITORNO A TE)
Il secondo, Frollo, il prete di Notre Dame, che comincia a provare una passione sfrenata per Esmeralda, una passione che da curato non conosceva e non può permettersi. Ma si abbandona ad essa dichiarandosi alla ragazza. Il suo rifiuto sarà la sua condanna. La responsabilità è di nuovo sua, non dell’uomo che non governa la passione. Il passo all’accusa di stregoneria è breve.
Ragazza zingara
Avete confessato i reati di magia,
Prostituzione, persecuzione
Lussuria e morte sulla persona di Febo di Chateaupers.
Sarete condotta in camicia, a piedi nudi, la corda al collo,
Nella Place de Grève
Dove sarete strangolata per impiccagione
Al braccio di forca della città. (da LA TORTURA)
La colpa è sua, della donna, e la vendetta del prete si fa forte della tortura per giustificare alla coscienza l’uccisione di una innocente.
L’unico ad amarla senza possesso, in modo disinteressata. Che la protegge sapendo che non potrà avere il suo amore è Quasimodo. Che da questo amore tra la forza per liberarsi delle catene della gratitudine per il prete che lo salvò da piccolo per farne il suo servitore.
Con te, per te io parlai
E scrissi e lessi e mai
Nei tuoi pensieri entrai
Profondamente maiTu mi hai legato
Come un cane
E mai un cane
Ha tanto amato, mai (da IL TROVATELLO)
Proverà a salvare Esmeralda e libererà i prigionieri.
Liberi siete voi, uomini
liberi
E con voi sono io che vi do libertà (da LIBERI)
La repressione dello straniero
Se non si lavora per l’integrazione, per la valorizzazione della ricchezza data dal confronto, si rifiuta in toto, qualsiasi cambiamento, qualsiasi novità. E soprattutto si osteggia chi finora aveva accettato di vivere nell’ombra, e comincia a chiedere di avere pari dignità. Di varcare le porte della città, intesa come polis.
Esmeralda, io muoio
Tu sorellina mia
Al posto mio vivrai
è l’ultima preghiera
Tu sei cresciuta qui
Il tuo paese è qui
La tua voce è la mia
E griderai per me… (da L’ATTACCO A NOTRE DAME)
Se questo non viene accettato, se si vede in questo il pericolo della contaminazione o del dover dividere una “torta” con poche fette, allora è facile che si instilli l’odio. Che le richieste di dignità vengano tacciate come pretese che tolgono qualcosa a chi ha già.
In nome del Re
La Corte di Parigi
Ha deciso cosìCondanna Esmeralda
All’impiccagione
Per il reato di stregoneria
Quanto a Clandestini
Sarete
Deportati
Isolati
Evitati
Cancellati
Rifiutati
Sterminati
Annulati
Annientati
Deportati
Annulati
Annientati
Deportati (da DEPORTATI)
Il ruolo della Chiesa
In tutto questo spicca il ruolo della Chiesa, che da un lato vanta l’accoglienza, e dall’altro mette in atto un rifiuto del cambiamento facendosi portatrice di una visione della società arcaica di fatto discriminatoria e giudicante.
Anche questo lo vediamo attuale ancora oggi. Sono in atto vere e proprie crociate contro i diritti civili, contro l’emancipazione della donna.
Il diritto è negato
Entrate, soldati
Io rompo il divieto
Entrate con la coscienza pulita
Entrate con la forza
Vi do il diritto io
Di violare il diritto
D’asilo. (da L’ATTACCO A NOTRE DAME)
Perchè Orlando?
La strage di Orlando racchiude molti di questi elementi come ha lucidamente delineato la collega Paola Biondi. Un crimine d’odio verso chi è considerato diverso, contrario ai dettami della religione o della società eteronormata. Un crimine d’odio che ha trovato molte, troppe voci a giustificarlo se non osannarlo. Perché se ti poni alla luce rivendicando il tuo essere ancora oggi si viene
Cancellati
Rifiutati
Sterminati
Perché se chi soffre non rientra nelle mura cittadine del “noi”, non suscita lo stesso trasporto emotivo, la stessa condivisione. Rimane straniero, estraneo, altro da me e forse per questo si merita pure quanto gli succede. Si annulla l’empatia, il sentirsi esseri umani tra esseri umani. Lo abbiamo visto di recente con gli ultimi due casi di femminicidio in cui più o meno velatamente, forse più forte quando non voluto, vi era una blanda comprensione dell’omicida e un velato biasimo per la vittima.
Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, noi troveremmo nella vita di ciascuno dispiaceri e sofferenze tali da disarmare tutta la nostra ostilità.
(Henry Wadsworth Longfellow)
Sonia Bertinat
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