Statuti di segretezza: aprirsi a mondi possibili

Da piccoli ci bastava metterci le mani davanti agli occhi per credere di risultare invisibili agli altri. E nel gioco delle parti, gli adulti ci facevano credere che ciò fosse vero. Magia!

Il pensiero magico che connotava la nostra esistenza allora non ci ha abbandonato e permea ancora molte nostre credenze o pensieri pur essendo adulti. Fa parte di quell’area di irrazionalità che ci appartiene tuttora.

Lo agiamo senza esserne consapevoli a volte. Ma cos’è la magia se non fantasia, immaginazione? E di cosa ci priviamo se la censuriamo con statuti di segretezza?

Harry Potter e lo statuto del 1689

Amo Harry Potter e credo che ogni passo, ogni libro racchiuda delle istruzioni su come vivere nel mondo, su come approcciarsi agli altri e soprattutto su come affrontare la “diversità” degli altri.

Nell’universo potteriano è stata attuata una scissione netta tra mondo magico e mondo babbano, tra il mondo della razionalità, un po’ grigia e il mondo della magia. Uno statuto di segretezza ha sancito questa separazione e ha relegato il mondo magico in un non mondo parallelo che la maggior parte dei babbani ignora. Il mondo magico non può interferire nel mondo babbano che deve essere protetto perché non capirebbe, rimarrebbe sconvolto dalla rivelazione dell’altro mondo.

“Cose dell’altro mondo'” diciamo quando qualcosa ci sembra assurda o inimmaginabile.

Gli statuti di segretezza, quindi, proteggono dalle paure dell’ignoto, da ciò che non possiamo comprendere, e parallelamente ci privano di una possibilità, la possibilità di arricchirci della diversità altrui.

Nel mondo magico c’è chi accetta con rassegnazione il dover vivere a metà il proprio essere, vivere per metà alla luce nel mondo babbano e per metà nel buio.

Se questa ci sembra solo una favola per bambini facciamo un grosso errore.

Gli attuali statuti di segretezza

Questa azione di separazione, relegando nel buio mondi che non comprendiamo, la compiamo molto più spesso di quando si creda,

statuti di segretezza

Prendiamo ad esempio il mondo delle identità sessuali non eterosessuali/cisgender. Se non apparteniamo a quel mondo, il più delle volte non ne percepiamo nemmeno l’esistenza, la possibilità per i nostri figli ad esempio. E se quel mondo cerca di rosicchiare spazi di luce c’è sempre qualche paladino pronto a scatenare il panico morale (“omosessualizzazione” si sente dire ad esempio) contro un nemico che vuole contaminare il mondo che viene considerato la norma.

Si alternano quindi atteggiamenti volti a relegare nel buio, con statuti di segretezza che non hanno nemmeno più bisogno di essere scritti ma che si imparano fin da piccoli e spesso vengono rimarcati (“facciano le cose in casa loro”, “i bambini possono esserne traumatizzati”). Se si “tollera” che esista, deve però essere nascosto alla vista dei più. Oppure lo si nega, anche da chi fa parte delle istituzioni (“le famiglie arcobaleno non esistono”, “i bambini hanno bisogno di una mamma e di un papà”).

Si usano slogan e affermazioni che nulla hanno di scientifico e reale ma che mirano alla “pancia”, a suscitare quella voglia di protezione da un pericolo imminente come se l’esistere di un’altra realtà dovesse minare la nostra.

Cosa possiamo fare?

Quando vado nelle scuole a fare interventi sulle identità sessuali, sugli stereotipi di genere, sull’affettività il mio intento primario è proprio quello di creare spazi di possibile, di comunicare che un’altra realtà esiste, che sappiamo che esiste e se uno sente di appartenervi non deve nascondersi in nome di uno statuto di segretezza implicito. E che chi non vi appartiene non ha nulla da temere da questi mondi ma che incontrarli non li contaminerà, non li obbligherà ad essere assimilati a questi ma che questo incontro li arricchirà.

Ultimamente vedo sempre più la necessità di portare alla luce perché da parte delle istituzioni il tentativo di trovare un nemico, un pericolo è molto forte. Il tentativo di non solo validare ma di scrivere nero su bianco uno statuto di segretezza che releghi di nuovo nell’ombra chi aveva cominciato a farsi spazio per essere visibile.

Non colludiamo con gli statuti di segretezza!

 


Immagine in evidenza by Rebecca Xibalba from Pixabay

 

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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