diventa te stesso

Diventa te stesso: il messaggio di Oceania

“L’acqua in tutte le sue forme – in quanto mare, lago, fiume, fonte ecc. – è una delle tipizzazioni più ricorrenti dell’inconscio, così come essa è anche la femminilità lunare che è l’aspetto più intimamente connesso con l’acqua” Carl Gustav Jung (Fonte)

Sono arrivata in ritardo anche nel vedere Oceania, come mi è successo giorni fa con Zootropolis (puoi leggere qui cosa ho scritto).

Il film mi era stato da molti colleghi consigliato in quanto molto junghiano, ed effettivamente le suggestioni sono moltissime.

Tutto il film di Oceania verte su un invito che dovrebbe essere lo scopo della vita di ognuno di noi: “Diventa te stesso, diventa ciò che sei”.

Diventare sé stessi implica realizzare quelle che sono le nostre intime inclinazioni, il nostro destino interiore che porta a realizzare ciò che realmente siamo e che Jung chiama Individuazione.

Il contesto

La protagonista del film, Vaiana, è la figlia del capo del villaggio, destinata a succedergli al momento della sua morte. Ma il sogno di Vaiana non è questo, lei è attratta dall’Oceano, l’immenso mare che il suo popolo non ha più attraversato da anni limitandosi al riff  oltre il quale, nell’immaginario collettivo della tribù, si annidavano rischi e mostri pericolosi.

La tribù vive in modo statico ancorata a una rigida tradizione che li lega inesorabilmente all’isola dove più persone dicono di essere felici e non avere bisogno di altro. Una narrazione dell’impossibile che fa perdere la voglia di migliorare, evolvere, cercare.

Vaiana (Moana)

Diventare se stessa implica per Vaiana tradire le sue radici, rinunciare alle aspettative del padre (È tempo di diventare ciò che devi essere) e il dilemma è arduo per lei.

“Posso comandare, io ti mostrerò, mi saprò adattare se mi impegnerò, ma la voce dentro che grida NO cresce forte in me.” (Video)

In lingua originale Vaiana si chiama Moana, che vuol dire Oceano per cui si verifica quell’ in nomine omen che ne delinea il destino, una bambina richiamata dall’oceano fin dalla tenera età.

Un oceano che simboleggia molto bene il mare magnum dell’inconscio, che, prima di esplorarlo, desta tanta paura e preoccupazione sul cosa ci si troverà, ma la cui esplorazione è necessaria per riconnettere le isole che ci sono dentro di noi e la cui non esplorazione può portare ad un’inaridimento della coscienza (Oceania).

“L’acqua, il mare, è il simbolo dell’inconscio per eccellenza, con tutti i contenuti rappresentati da tutti gli esseri che vivono nelle sue profondità. Noi tutti abbiamo navigato nel mare uterino delle nostre madri e l’acqua ci ricollega a uno stato in cui non ci sentivamo ancora separati dal grande universo. La barca è da sempre stata non solo un veicolo, uno strumento, ma anche compagna dell’uomo. Alla barca si dà un nome e guai a cambiarlo! Da sempre la barca è stata espressione di un archetipo, colei che ci porta nel nostro viaggio terreno da una sponda all’altra. L’io che nel viaggio individuativo deve confrontarsi e relazionarsi con le intemperie che il destino ci pone sul nostro viaggio. La vela è un’immagine che mi parla molto, perché si muove con il vento e nessuno può comandare il vento. È una metafora per le nostre attitudini, le nostre caratteristiche, le nostre qualità. Il vento è per me simbolo del destino, colui che interferisce nel dialogo tra mare, barca e vela. Quindi, dobbiamo adattare le vele come meglio possiamo. Capita, per esempio, che un vento contrario ci costringa a rinunciare almeno temporaneamente a raggiungere un dato porto; proprio come con certi obiettivi che ci fissiamo nella vita. In altri casi siamo costretti a circumnavigare un’isola, proprio come dobbiamo spesso «girare attorno» a ciò che vogliamo ottenere.” Norma Bärgetzi Horisberger (Fonte)

Vaiana può esplorare questo mare solo sulla spinta dell’emergenza data dalla carestia. E quante volte ci muoviamo alla scoperta di noi stessi quando arriviamo al punto di non farcela più, quando la nostra vita quotidiana perde senso, rigogliosità per come l’abbiamo vissuta fino a quel momento. Per mantenere la nostra vita fertile dobbiamo necessariamente alimentarla con la connessione con le parti di noi più nascoste, fino ad arrivare al nucleo creativo a cui portare il cuore, simbolico per farlo rivivere. O, come nel film, risanarla dagli istinti più negativi per riportarla alla vita.

Solo dopo aver trovato se stessa può ritornare e farsi carico del ruolo che la società le richiede, ma lo farà in modo totalmente diverso.

Ci va coraggio, ci va curiosità, ma la storia di Ocenania ci dice come ciò che è sommerso in noi desta timore e paura fino a quando non lo incontriamo davvero.

La nonna

La nonna è un personaggio molto importante. Tollerata dalla tribù perché madre del capo ma considerata una folle visionaria da contenere. Un personaggio che può uscire dalle regole e dalle righe ed essere lei stessa ma ancora imprigionata dall’etichetta inflittale che la rende poco credibile e ascoltabile.

Lei è la forza dell’immaginazione che invita e permette di osare, di guardare oltre e di guardare dentro, alle paure che ognuno nutriva. E’ anche la portatrice di memoria del loro popolo, e può farlo perché non è toccata dalla paura.

Abbiamo dimenticato chi siamo e l’oscurità ha continuato a diffondersi.

E la sua memoria si deposita in Vaiana col passaggio simbolico del ciondolo col cuore di Ta Fiti e la scoperta del segreto dell’isola.

La nonna offre la via ma non impone di intraprenderla. Ricorda solo di ascoltare la voce che ci chiama al nostro destino.

La tua anima esprime il sogno che in fondo hai, il cuore ti sta parlando e io lo ascolterei ma farti capire adesso ciò che sei. (…)

C’è una ragazza che ama la gente del sui villaggio,
il mare sta dando prova del suo profondo coraggio!
Se il mondo a volte ti è contro, le cicatrici che avrai,
ti guideranno dovunque tu sarai!

Ti cambiano le persone che viaggiano al tuo fianco,
ma tu hai una voce dentro, e quella voce vale tanto!
Indica il tuo cammino, Vaiana, bambina mia…

Può rivelarti solo il tuo cuore chi tu sia! (Video)

Le risorse nascoste

La nonna col suo accesso alla memoria lega il prima e il dopo e dona a Vaiana l’accesso per le risorse che erano tenute nascoste, le navi.

Vaiana: Cosa c’è lì dentro?
Nonna Tala: La risposta alla domanda che continui a porti: chi sei destinata ad essere.

Spesso le risorse per affrontare le nostre difficoltà, per affrontare il viaggio in noi stessi sono dentro di noi ma talmente nascoste da non potervi più accedere.

A volte la nostra forza è sotto la superficie (Fonte)

Vaiana da questo punto in poi è sola. Ha le risorse, ha le indicazioni della nonna, ma sarà lei a dover prendere la decisione di partire ed affrontare le paure ataviche che si porta dentro, tramandate anche dalle esperienze tragiche del padre.

Per affrontare il viaggio dobbiamo essere ben armati di ciò che possiamo fare, degli strumenti interiori che ci permettono di partire ed affrontare le difficoltà.

Maui, il semidio

Uno degli esempi migliori di quanto detto è l’incontro con Maui. Quel Maui che sull’isola tutti temevano e disegnavano come un mostro delle tenebre che aveva rubato il cuore alla dea della terra, Te Fiti.

L’incontro col temibile mostro in realtà rivela un personaggio a tratti bizzarro, egocentrico e arrabbiato per l’irriconoscenza degli uomini nei confronti del suo gesto magnanimo: ha rubato il cuore per donarlo agli uomini cosicché potessero creare da soli la vita. Un novello Prometeo.

Rappresenta le nostre parti un po’ impulsive, mutevoli, per niente razionali ma profondamente umane. Le parti che, perché troppo brutte, abbiamo buttato nel mare dell’inconscienza, come fecero i genitori di Maui.

E’ anche lui portatore di memoria ma una memoria di cui non possiede il controllo e che viene registrata sulla sua pelle attraverso i tatuaggi che si formano autonomamente e che, in un caso, fungono da coscienza, quasi come il grillo parlante di Pinocchio.

L’incontro di Maui con Vaiana sarà ciò che permette a lei di fortificarsi nella missione e a lui di trovare una direzione e financo delle emozioni relazionali, empatiche e altruistiche.

E ora, diventa te stesso

Ridonando il cuore a Te Ka questa può ridiventare Te Fiti, ritrovare le proprie qualità nascoste dall’oscurità.

Ti ho cercata affrontando l’oceano…
E so chi sei!

Quando il cuore ti è stato rubato,
chi fossi lo hai scordato.

È un ricordo ormai,
ma chi sei tu lo sai! (Video)

Ma solo Te Ka può decidere di lasciare andare la sua scorza per fare riemergere le sue parti rigogliose.

Decidi chi sei davvero (Vaiana a Te Ka)

La nonna fa un po’ ciò che fa lo psicoterapeuta: aiuta a disseppellire le potenzialità nascoste, a riconoscere i bisogni intimi di autorealizzazione per poi lasciare alla persona che vi si affida la scelta di come e quando intraprendere il viaggio e affrontare il mare.

Vaiana: C’è qualcosa che vuoi dirmi?

Nonna Tala: C’è qualcosa che vuoi sentire? (Video)

Non forza la scelta, ma accompagna e sostiene, intervenendo solo quando è palese che non ce la si fa da soli. Brevi interventi per rimettere in piedi e sulla strada per poi di nuovo passare sullo sfondo.

L’invito è quindi di ascoltare la voce del tuo oceano, sentire cosa ha da dirti e prepararti per il viaggio: diventa te stesso.

Navigatori dentro l’anima, però la strada che ci porta sempre a casa è scritta in noi!(Fonte)

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Sonia Bertinat

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Da anni mi occupo di dipendenze da sostanza e comportamentali. In parallelo mi occupo di tematiche LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita intrapsichica e relazionale delle persone.

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